Milano, Roma, Torino, Firenze, Napoli, Venezia, Verona, Genova, Bologna, Bari, Catania e Palermo, saranno queste le dodici città dove, a partire dal 2013, verrà avviata la sperimentazione della nuova social card, la “carta degli acquisti” aggiornata dal governo Monti per contrastare le famiglie in stato di povertà assoluta. Come noto, la prima versione della carta era stata varata dall’ex ministro Tremonti all’interno del decreto-legge 225/2010 e si proponeva di supportare negli acquisti di beni essenziali persone in particolare stato di indigenza. Oggi, la platea, secondo quanto emerge dall’opera ormai in via di conclusione del sottosegretario al Lavoro, Maria Cecilia Guerra, verrebbe tuttavia spostata sul versante dei nuclei famigliari, con particolare attenzione all’aggiustamento di alcuni parametri per accedere alla carta, che dovrebbe detenere un valore di 4 o 5 volte superiore alla sua progenitrice. In particolare, sembra che i destinatari del servizio dovranno essere in presenza di conclamato disagio lavorativo con minore a carico. Sarà richiesto di rientrare anche in criteri immobiliari ancora da definire e, soprattutto, le famiglie che potranno ottenere la social card non potranno avere un reddito Isee superiore ai 3mila euro, a differenza della carta Tremonti che fissava la soglia a 6mila euro. Asticella più bassa, dunque, che però, secondo i dati attuali, includerebbe oltre 370mila nuclei. Prospettiva in cui si inserirebbe la strategia dell’ultima fase del governo Monti, di contrastare tout court un fenomeno, a detta di tutti gli indicatori, in forte crescita, quello della povertà assoluta. Secondo gli ultimi dati Istat, infatti, sarebbero oltre 1 milione e 156 mila le famiglie sotto la linea critica di reddito, un valore che corrisponde a circa il 5% del totale per oltre 3 milioni di individui. I fondi stanziati dall’esecutivo per lanciare la sperimentazione della nuova social card ammonteranno a 50 milioni destinate ai dodici centri urbani elencati, dove vive un totale di 9 milioni di abitanti, pari al 15% della popolazione. All’emanazione del decreto interministeriale lavoro-economia, manca ancora, però, l’apporto dei comuni, che dovranno specificare quali ulteriori requisiti saranno necessari per l’accesso alla nuova social card. A questo proposito, il sottosegretario Guerra ha specificato che la nuova misura di lotta alla povertà ha proprio l’obiettivo di integrarsi con gli altri interventi predisposti dagli enti locali per il sostegno ala lotta alla povertà di tante famiglie. Nell’ottica dell’esperimento, poi, si cercherà di valutare anche il carattere di beneficio di inclusione sociale e lavorativa che un servizio come la social card – e gli altri strumenti di contrasto alle condizioni di povertà – possono aver arrecato alla popolazione coinvolta. Se ne saprà di più nei giorni a venire, quando verrà aperto il tavolo coi comuni per avviare il programma social card 2013 in maniera, sì, sperimentale, ma, come abbiamo visto, con criteri già particolarmente precisi e un pubblico di potenziali percettori esteso nelle città più densamente popolate.
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