Il lunedì della protesta se n’è andato così, tra imprenditori abbandonati in balia della crisi, guardiaparco inferociti perché la Regione intende tagliarli, lavoratori della Uil che vorrebbero una modifica della manovra economica. E nella folta schiera di chi ieri ha protestato in piazza Castello c’era anche un centinaio di sindaci, accompagnati da presidenti della Comunità montane e rappresentanti delle Province. A portarli è stata l’Anci Piemonte, l’associazione dei comuni piemontesi. Anche loro contestano la manovra. E il loro dissenso sarebbe ancora più forte se il loro presidente nazionale, Sergio Chiamparino, non avesse strappato un’intesa al ministro Tremonti per discutere su come anticipare al 2011 una parte del federalismo municipale. Lo stesso Chiamparino dice che «non c’è nessuna contrapposizione tra l’accordo e la manifestazione». E spiega che non ha partecipato «perché non sono stato invitato e perché non è mia abitudine fare un accordo e poi andare a manifestare». I primi cittadini hanno tenuto comunque il loro presidio, anche perché, ha spiegato la presidente regionale dell’Anci, Amalia Neirotti, «la manovra non prevede al momento alcuna attenuazione dei tagli agli enti locali e la situazione resta drammatica». Il leader di Legautonomie Piemonte, Umberto D’Ottavio, ha ribadito: «Siamo stufi di sentirci dire che l’attenzione per il cittadino è uno spreco. Se verranno a mancare alcuni servizi essenziali, è bene che il governo se ne assuma la responsabilità». Pure il numero uno regionale del-l’Uncem, Lido Riba, ha sottolineato che «c’è oggettivamente una linea ostile alle autonomie locali. E c’è un problema di dialettica, sia nei confronti del governo che della regione». Proprio la riduzione di risorse causata dall’assestamento del bilancio regionale sta creando guai ai consorzi socio-assistenziali. Ieri in piazza Castello è intervenuto il presidente di quello di Nichelino e None, Alessandro Giordanengo: «Invito il presidente Cota e l’assessore Ferrero, prima di fare i tagli, a sedersi su una carrozzina e a mettersi al posto dei nostri assistiti. Il mio consorzio avrà 300 mila euro in meno sul bilancio 2010: significa che da settembre non avremo più soldi da poter garantire ai non autosufficienti». Poi c’è il patto di stabilità, che non consente alle amministrazioni di spendere le proprie risorse. Il presidente della provincia di Torino, Antonio Saitta, ha lanciato una proposta provocatoria: «Noi abbiamo 178 milioni in cassa e non possiamo usarli. Siccome le aziende ci fanno le ingiunzioni di pagamento, perché non facciamo la stessa cosa con lo Stato?». Venerdì i primi cittadini del Piemonte spegneranno le luci di alcuni luoghi simbolo delle loro città. Torino per esempio lascerà al buio per qualche ora la Mole e la facciata di Palazzo civico. Un modo per portare all’attenzione di tutti «l’ingiustizia di cui saranno vittima i Comuni con i bilanci a posto per colpa della manovra».
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