SALERNO – Negli ultimi due anni la fila degli amministratori pubblici alla Procura di Vallo della Lucania non è stata una processione ma un costante pellegrinaggio. Non era solo Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica trucidato tre giorni fa dai sicari, a bussare alla porta del procuratore Alfredo Greco. Lui era l’unico ad avere il coraggio di sfondare il muro dei crescenti interessi camorristici. Gli altri no: si affacciavano e chiedevano aiuto perché non avevano la stessa forza per dire no senza l’aiuto dello Stato. Alberghi ed esercizi commerciali passati di mano e in odore di camorra, immobili e terreni acquistati cash senza battere ciglio sul prezzo: ecco cosa raccontavano gli amministratori. Greco è pragmatico come l’amico sindaco che ieri è stato ricordato con una fiaccolata nell’area portuale di Acciaroli. Al termine della riunione con la Procura distrettuale antimafia di Salerno, racconta che i sindaci ma anche gli amministratori delle Asl e degli enti pubblici dei 54 comuni del Cilento che ricadono sotto la sua giurisdizione avevano trovato la forza di seguire l’esempio di Vassallo e testimoniare, raccontare e denunciare. «In alcuni casi – spiega Greco – non siamo riusciti a spezzare la catena perché ci siamo trovati di fronte all’infernale meccanismo delle aste giudiziarie. Altre volte, come nel caso delle Asl, abbiamo avuto la denuncia di in-filtrazioni nella fornitura di beni e servizi ma non siamo riusciti a incidere immediatamente perché i vertici aziendali ruotano velocemente e inseguire gli affari sporchi è un’impresa. Molte volte, grazie al loro fiuto e alla loro vigilanza, siamo invece intervenuti in tempo ». Molte ville sono passate nelle mani di gente chiacchierata e se si chiede al Pm Greco cosa se ne fa la camorra delle ville, risponde serafico: «È il segnale. Siamo arrivati. Siamo qui. Anche qui». Analoga, serafica risposta Greco dà quando gli chiedi se i clan non abbiano commesso un tragico errore a uccidere Vassallo. «Si sbaglia- afferma Greco – i clan se ne fregano (usa una terminologia più colo-rita, ndr) del clamore, sanno che hanno fatto crollare la diga che trascina a valle tutto. Proveranno poi a ricostruire il futuro di quest’area, con le loro regole, ma Vassallo non ci sarà più e, con lui, l’esempio che dava a tantissimi amministratori». Ieri, mentre da Roma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che proprio il 14 settembre sarà a Salerno ospite del sindaco Vincenzo De Luca spediva un messaggio al comune di Pollica affinchè «tutte le istituzioni si stringano intorno alla famiglia della vittima e alle forze dello Stato chiamate ad affermare le ragioni della giustizia», le indagini sono passate dunque di mano: dalla Procura di Vallo alla Distrettuale antimafia di Salerno. Sul fatto che sia un omicidio di camorra pochi nutrono dubbi anche se nel pomeriggio è circolata la voce di affari privati del sindaco da radiografare. Forse una voce messa in giro dagli stessi che hanno reso note le denunce per estorsione contro Vassallo che in realtà, spiega Greco, «sono state archiviate da tempo». Le piste sono quelle delle prime ore. Innanzitutto il porto turistico sul quale il comune stava puntando per far attraccare le barche oltre 40 metri. Conquistato quello, chi aveva interesse, avrebbe avuto probabilmente via libera per gestire e monopolizzare il turismo sul litorale più bello e meglio conservato d’Italia secondo Legambiente. «Il porto – spiega il vicesindaco di Pollica Stefano Pisani- era vissuto visceralmente da Vassallo, che aveva scatenato anche guerre in tribunale perché, a suo giudizio, l’unico gestore paga cifre irrisorie fissate dalla Regione. Il contratto è scaduto e lui voleva portarne la gestione in mano comunale ». La Procura distrettuale antimafia ha acquisito tutte le delibere, le bozze e gli atti amministrativi per le opere pubbliche, compresi quelli per la gara del primo lotto delle infrastrutture portuali per 4,5 milioni, aggiudicata a un’associazione temporanea d’impresa tra una ditta di Salerno e una di Napoli. Il porto quest’estate era stato anche terreno di scontri personali tra il sindaco e spacciatori di droga, che aumentavano, presi persino a schiaffi. Alcune proprietà di esercizi commerciali, inoltre, non lo convincevano. Scontri dialettici hanno invece coinvolto l’Arma dei Carabinieri alla quale Vassallo spediva lettere in continuazione. Forse anche questo è all’origine della denuncia, che sarà verificata nelle prossime ore dalla Procura antimafia, del fratello di Vassallo, Claudio, che ha parlato di possibili collusioni tra uomini in divisa e ambienti malavitosi.
Vassallo capofila dei sindaci coraggiosi
L’omicidio di Pollica. Da due anni pellegrinaggio di amministratori alla Procura di Vallo della Lucania per denunciare e chiedere aiuto
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