La multa stradale scontata del 20% (o addirittura del 30, come ipotizza il governo) a patto che nel giro di 120 ore il trasgressore passi alla cassa, appare come il classico compromesso all’italiana per salvare il bilancio dei Comuni evitando di pestare troppo i piedi agli automobilisti. Sottoposti in questi anni a una raffica di docce fredde. Perché il problema, in effetti, va visto da due punti di vista. L’orizzonte che scorgono i distratti al volante è quello di contravvenzioni che, negli ultimi 20 anni, sono aumentate in media del 5,9 per cento. È un aumento automatico, allargano le braccia gli esperti: le sanzioni, come prevede il codice stradale, vengono ritoccate per adeguarle al costo della vita che fissa l’obbligo della rivalutazione al carovita ogni biennio. Così, dal 1993 a oggi si contano già nove ritocchi. E nel giro di quattro lustri il valore delle multe è salito del 51%. Un esempio: nel ’93 essere fermati dalla polizia strada le con le cinture di sicurezza slacciate, costava 50mila lire. Dal primo gennaio 2013, la stessa dimenticanza porta via 80 euro circa. Tuttavia non va dimenticato che un semplice verbale generico (40-50 euro), a forza di interessi e more, può arrivare nell’arco di 5 anni (il tempo di prescrizione) a 160-170 euro. Poi c’è il punto di vista dei Comuni. Ogni anno vengono formalizzati verbali per 1,3-1,4 miliardi, ma un buon 20% di questa somma non arriva in cassa nei 12 mesi in cui è stata accertata. Occorre ricordare che prima che se ne occupasse la temuta Equitalia andava molto peggio.
EQUITALIA
L’agente nazionale della riscossione, a suon di ganasce fiscali, ipoteche, pignoramenti, ha fatto lievitare fino a triplicare gli incassi negli ultimi sette anni. Dal 1 luglio la società avrebbe dovuto uscire dalla partita riconsegnando l’incarico ai sindaci. Ma la gran parte dei Comuni non erano pronti a raccogliere lo spinoso dossier. E il governo Letta, per decreto, ha prorogato l’incarico ad Equitalia fino a termine del 2013. Il guaio, dal punto di vista di chi riscuote, è che nel frattempo il Parlamento ha spuntato le armi alla riscossione. Il decreto del fare firmato dal governo Letta ha infatti introdotto norme molto comprensive in favore dei morosi. C’è l’aumento della possibilità della rateizzazione dei debiti tributari da 72 a 120 tranche. E’ arrivata anche l’impignorabilità della prima casa per debiti tributari inferiori a 120mila euro con l’esclusione delle sole case di lusso. E occorre ricordare che in precedenza era già scattato il divieto del ricorso alle ganasce fiscali, per importi fino a 2 mila euro. Insomma, il rischio che il gettito derivante dalle multe ne risenta è plausibile.
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