Flavio Zanonato spinge ancora sull’acceleratore del risiko delle municipalizzate italiane. Come noto, il ministro dello Sviluppo Economico ha nuovamente incontrato i vertici delle quattro principali multiutility tricolori (Tomaso Tommasi di Vignano per Hera, Renato Ravanelli per A2A, Francesco Profumo per Iren e Paolo Gallo per Acea) e Piero Fassino, nella veste di numero uno dell’Anci. Un vertice proficuo, in cui è stato condiviso un piano ancora provvisorio, come riportato da Radiocor, per semplificare in maniera drastica il panorama delle piccole municipalizzate attive in quattro settori: elettricità, gas, ambiente e acqua (ma non nei trasporti). L’obiettivo di breve termine è l’efficientamento, attraverso il passaggio di proprietà, di tante aziende con bilanci in sofferenza, specie nel Sud Italia, che rischiano a loro volta di mettere in difficoltà i Comuni azionisti. Il target di medio termine, invece, è un importante consolidamento del settore a valle del quale, le quattro big presenti alla riunione, dopo avere inglobato le «piccole», potrebbero iniziare a ragionare su aggregazioni di più ampio respiro, magari con il supporto di Cassa depositi e prestiti, che è già entrata nel capitale di Hera quando quest’ultima ha rilevato Acegas-Aps.
Il piano di Zanonato, un vero e proprio progetto di politica industriale che dovrà passare anche al vaglio del Tesoro, si impernia su un catalizzatore: le amministrazioni godranno dell’esenzione parziale o totale dal Patto di Stabilità dei proventi dalle cessioni di quote, ma dovranno comunque usarli per investimenti. Una misura che varrà per tutti i Comuni, dai più grandi ai più piccoli, e che potrebbe dunque spingere anche Torino, Milano, Brescia o Bologna ad alleggerire le proprie partecipazioni di controllo nelle multiutility.
Il passo successivo sarà la creazione di un mercato vero e proprio di quote delle municipalizzate con l’ipotesi, per ora solo allo stadio preliminare, di destinare ad esso le imprese più in difficoltà, previa una valutazione formulata da un’agenzia ministeriale in base a parametri oggettivi, di carattere finanziario e qualitativo. L’ultimo passaggio sarebbe l’avvio di una procedura competitiva per la vendita delle partecipazioni, in cui anche i potenziali acquirenti (presumibilmente i grandi operatori del settore o anche soggetti privati) potrebbero godere di possibili incentivi, attualmente ancora da definire. Tra questi potrebbe essere prevista la possibilità di chiudere operazioni carta contro carta oppure, anche questa è un’idea di lavoro da verificare, la cessione contestuale delle concessioni sui pubblici servizi con un eventuale allungamento delle stesse.
Il progetto di Zanonato, che non dovrebbe rientrare nella Legge di Stabilità, interessa le piccole muncipalizzate, ma potenzialmente anche le grandi visto l’incentivo concesso ai Comuni per la vendita delle quote, che di recente si sono parecchio apprezzate a Piazza Affari. Numeri alla mano, negli ultimi 12 mesi di Borsa, A2A è cresciuta del 120% (con la quota di controllo dei Comuni di Milano e di Brescia che è lievitata di 820 milioni circa di capitalizzazione), Iren del 144% (+390 milioni la partecipazione dei soci pubblici), Acea del 78% (+360 milioni per il Comune di Roma) ed Hera del 21% (con una plusvalenza teorica di 200 milioni per le amministrazioni dell’Emilia Romagna). In tutto, nel giro di un anno, i soci pubblici delle quattro big hanno recuperato quasi 1,8 miliardi in Borsa. E ora alcuni di loro potrebbero passare alla cassa.
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