Segnalazioni (anonime) di casi di corruzione a portata di «click».È l’opportunità offerta ai dipendenti pubblici che potranno inviare all’indirizzo whistleblowing@anticorruzione.it, predisposto dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), informazioni sugli illeciti di cui vengono a conoscenza. Lo ha annunciato ieri il presidente dell’organismo, Raffaele Cantone, spiegando che l’Anac è prontaa partire con lo strumento del «whistle blowing», sperimentato con successo da anni in Usa e Gran Bretagna. D’Alessio a pag. 33 Segnalazioni (anonime) di casi di corruzione a portata di «click». È l’opportunità offerta ai dipendenti pubblici che, secondo quanto ItaliaOggi è in grado di anticipare, potranno inviare all’indirizzo whistleblowing@anticorruzione.it, predisposto dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), informazioni sugli illeciti di cui vengono a conoscenza.
È lo stesso presidente dell’organismo, Raffaele Cantone, a dare notizia dell’imminente avvio del progetto, partecipando, a Roma, a «Contromafie», l’evento promosso dall’associazione Libera di Don Luigi Ciotti, giunto alla terza edizione, spiegando che «siamo pronti a partire» con lo strumento del «whistle blowing» (espressione anglosassone che letteralmente evoca il concetto di «soffiata»), grazie al quale coloro che lavorano nelle amministrazioni pubbliche potranno riferire all’Authority eventuali avvenimenti illegali, accaduti nello svolgimento dell’attività. L’istituto, sperimentato con successo da anni nei paesi anglosassoni (Stati Uniti e Gran Bretagna), nella versione «made in Italy», premette il vertice dell’Anac, verrà realizzato garantendo la massima riservatezza a colui che riporta i fatti, e le informazioni pervenute saranno tutte «trattate come se fossero anonime, anche se non lo sono».
L’obiettivo, incalza Cantone, è raccogliere indicazioni utili a smascherare episodi di corruzione, permettendo a «chiunque di fare la propria parte in modo autonomo» e senza correre il rischio di rimanere vittima di «ritorsioni». A breve, fa sapere l’Autorità, sarà emanata una delibera contenente le istruzioni per attuare la procedura, nel frattempo si chiarisce che l’organismo «è competente a ricevere (ai sensi dell’art. 1, comma 51 della legge 6 novembre 2012, n. 190 e dell’art. 19, comma 5 della legge 11 agosto 2014, 114) segnalazioni di illeciti di cui il pubblico dipendente sia venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro». E che, volendo dare «immediatamente attuazione a queste disposizioni normative», si punta ad aprire «un canale privilegiato a favore di chi scelga di rivolgersi all’Autorità, e non alle vie interne stabilite dalla pubblica amministrazione di appartenenza».
Assicurando l’anonimato sull’identità del dipendente che inoltra l’e-mail, nonché «lo svolgimento di un’attività di vigilanza», si potrà «contribuire all’accertamento delle circostanze di fatto e all’individuazione degli autori della condotta illecita». Nel contempo, l’Anac potrà, grazie al «whistle blowing» valutare la congruenza dei sistemi stabiliti da ciascuna pubblica amministrazione, a fronte delle denunce del dipendente con le direttive stabilite nel Piano nazionale anticorruzione ed evitare, «in coordinamento con il dipartimento per la funzione pubblica, il radicarsi di pratiche discriminatorie nell’ambito di eventuali procedimenti disciplinari». Negli Usa e nel Regno Unito la pratica è tanto diffusa da interessare sì fenomeni di corruzione e concussione, ma vengono comunicati riservatamente anche rischi sul luogo di lavoro, frodi, danni ambientali, false comunicazioni sociali e altro ancora.
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