ROMA – Oggi l’ultimo confronto con le regioni. E poi, entro sabato, il varo «improrogabile» – rimarcano al ministero dello Sviluppo – del decreto di riforma degli incentivi per l’energia solare. Ulteriori dilazioni sono del resto impossibili: maggio servirà per predisporre gli strumenti operativi del “quarto conto energia” che entrerà obbligatoriamente in vigore il primo di giugno. Modifiche dell’ultima ora? Disponibilità ma margini strettissimi, lasciano intendere al ministero nonostante il fuoco incrociato che oppone chi lamenta l’insufficienza dei tagli ai sussidi (le industrie “energivore”) e chi invece protesta per un taglio che bloccherebbe il fotovoltaico italiano (le associazioni degli operatori). Un versante, quest’ultimo, a cui si è nei fatti associata la Conferenza delle Regioni, che doveva esprimersi la scorsa settimana e ha invece chiesto un rinvio proprio a ridosso della scadenza. Per presentare oggi, a quanto si apprende, una memoria nella quale i Governatori condizionerebbero il sì al decreto predisposto dal ministro dello Sviluppo Paolo Romani (si veda Il Sole 24 Ore del 20 aprile) ad un ampliamento degli impianti che continuerebbero a godere di incentivi senza tetti quantitativi, portando la “zona franca” della potenza incentivabile senza limiti dai 200 kilowatt previsti dalla bozza di Romani alla soglia del megawatt. Richiesta che difficilmente potrà farsi largo, perché metterebbe in discussione le compatibilità economiche del decreto, che peraltro «è stato elaborato dopo un attento confronto che ha già recepito le principali osservazioni delle Regioni» sottolineano al ministro dello Sviluppo, mentre Romani ha voluto ribadire, nel “question time” alla Camera, che il decreto è comunque «coerente e condiviso con l’Unione europea». Ma proprio alla Ue si appella un nuovo fronte di contestatari. Quello di un gruppo di operatori esteri delle energie rinnovabili (tra essi Aes, Akuo Energy, Fotowatio, Siliken, Wurth Solar) che in una lettera al Governo e alle Regioni annuncia di aver «intrapreso con funzione preventiva una procedura internazionale contro lo Stato italiano» per aver improvvisamente «disatteso» con il nuovo provvedimento «dai contenuti peggiorativi, retroattivi e discriminanti» il quadro normativo degli incentivi stabilito solo nell’agosto scorso, in base al quale gli operatori sostengono di avere avviato «importanti investimenti» nel nostro paese. Un tema, quello della moltitudine di progetti sulle rinnovabili, toccato anche da Flavio Cattaneo, ad di Terna (rete di trasmissione elettrica nazionale), in un’audizione alla Camera. Rete travolta – ribadisce Cattaneo – da richieste di allaccio per 130 mila megawatt, oltre il doppio dell’attuale capacità di generazione elettrica italiana. Un numero «irreale», segno inequivocabile di «un mercato delle pratiche per le autorizzazioni e le concessioni» che nel frattempo rischia di condizionare pesantemente i piani di gestione della rete.
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