Le Istruzioni dell’Ifel prendono una posizione netta su un altro cortocircuito nato dal mancato coordinamento delle norme. Il problema nasce dal blocco tributario disposto nel 2008, con l’articolo 1, comma 7 del Dl 93, in attesa del federalismo fiscale. Lo stop agli incrementi di aliquote (e agli aumenti-ombra creati con la riduzione di sconti ed esenzioni) è stato rilanciato nel 2010 (articolo 1, comma 123 della legge 220), e poi è stato escluso per l’addizionale Irpef dal decreto legislativo sul federalismo municipale (Dlgs 23/2011) e per l’Imu dall’anticipo al 2012 disposto con la manovra «salva-Italia» (Dl 201/2011). Quest’ultimo provvedimento, però, ha fatto anche un altro passo: ha abrogato l’articolo 1 del Dl 93/2008, quello che conteneva l’originario congelamento tributario, ma non la norma del 2010 che lo rilanciava fino alla completa attuazione del federalismo. Di qui la domanda: i tributi non esplicitamente sbloccati da regole ad hoc si possono ritoccare o sono ancora «congelati», fino a quando interverrà una legge a liberarli?
Il ministero dell’Economia, in una prima risposta a un ente locale, ha sposato la seconda tesi (si veda Il Sole 24 Ore del 13 gennaio), ma senza citare l’intervento del «salva-Italia». I tecnici dell’Ifel, invece, si rifanno alla gerarchia delle norme per affermare il principio che, con l’addio all’articolo 1 del Dl 93, cade l’intera architettura del blocco tributario.
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