ROMA – Province addio, tranne Trento e Bolzano. E largo alle città metropolitane e all’unione di Comuni di «area vasta» che faranno capo alle Regioni. Dopo un lungo tira e molla con la Lega in prima fila nella maggioranza a fare la fronda contro la loro soppressione, basterà un Ddl costituzionale di soli tre articoli che sbarca questa mattina in Consiglio dei ministri a cancellare con un solo colpo d’accetta le Province. Che si ribellano. Per oggi è stato subito convocato un vertice straordinario dell’Upi che potrebbe prendere decisioni clamorose contro una scelta, contesta il presidente Giuseppe Castiglione, «che getterebbe il Paese nel caos». La parola «Province» verrà cancellata da sette articoli della Costituzione, con la salvaguardia appunto delle Province autonome di Trento e Bolzano, e con la sostituzione al loro posto delle «città metropolitane» nella rubrica del titolo V della seconda parte della nostra Carta. All’articolo 117, prevede in particolare il Ddl messo a punto dal Governo, viene aggiunto che spetterà alle leggi regionali, da adottare d’intesa col Consiglio delle autonomie locali, istituire sull’intero territorio locale forme associative fra i Comuni per «l’esercizio delle funzioni di governo di area vasta», ma anche di definirne organi, funzioni e legislazione in materia elettorale. La legge regionale dovrà essere messa a punto entro un anno dall’entrata in vigore della nuova riforma costituzionale. A quel punto, al momento della cessazione in carica dei Consigli in carica, le Province saranno formalmente soppresse e saranno istituite le unioni tra i Comuni indicate dalle leggi regionali. L’unione di Comuni eredita dalla ex Provincia ogni rapporto giuridico, anche di lavoro, già esistente. Le Regioni sopprimeranno gli enti, le agenzie e gli organismi che già svolgono funzioni di governo di «area vasta», che spetteranno appunto alle nuove forme associative o alle unioni di Comuni. Mentre le Regioni non potranno istituirne di propri. Obiettivo risparmio, naturalmente, ma non solo. Con un comma finale che non quantifica alcun valore del taglio possibile: «Dall’attuazione della presente legge costituzionale ? è scritto soltanto nel Ddl ? deve derivare in ogni Regione una riduzione dei costi complessivi degli organi politici e amministrativi». Durissima ieri la prima reazione degli amministratori. Contesta Castiglione: «A guadagnarci sarebbero i soliti noti, che da questa spartizione della democrazia avrebbero le mani libere per lucrare sui servizi essenziali ai cittadini». Oggi, in conferenza stampa, l’Upi illustrerà «le decisioni prese» dopo la riunione straordinaria del suo ufficio di presidenza.
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