Dovrebbe arrivare tra circa sei anni l’«indipendenza energetica» del Veneto. Attualmente il gap energetico della regione è fissato al 50,5 per cento. In questo periodo, con la crisi libica e l’emergenza nucleare giapponese, si riaccende il tema dell’approvvigionamento energetico. E il Veneto prova a far da sé. Tra 66 mesi si completeranno i lavori alla centrale a carbone di Polesine Camerini (Porto Tolle, Rovigo) che soddisferà ben il 47% del fabbisogno veneto. Secondo i dati Terna l’energia richiesta nella regione nel 2009 è stata di 30.238,6 GigaWattora ed è salita ulteriormente dell’1,4% nel corso del 2010. Ma c’è stato un periodo, non lontano, in cui la regione produceva più di quello che consumavano imprese e famiglie: dal 1986 alla fine del secolo. Con l’inizio degli anni 2000, però, la curva si è abbassata fino a segnare un deficit superiore alle 15mila Gwh dell’anno scorso. Le province più “voraci” sono Verona e Venezia. La “speranza energetica” del Veneto è legata dunque alla centrale termoelettrica. Sorge nel Delta del Po e sta per essere riconvertita da olio a carbone di nuova generazione. I lavori prevedono la riduzione del numero dei gruppi di produzione dell’energia elettrica, da quattro a tre, con un calo della potenza complessiva da 2.640 e 1.980 MW. Enel assicura standard elevati di controllo: il combustibile viaggerà su navi senza contatto con l’aria, evitando la dispersione in atmosfera del “polverino” di carbone. Le tempistiche dei lavori alla centrale sono delineate. A fine anno partirà il cantiere che consentirà di accendere la prima unità (caldaia da 660 MW) dopo 54 mesi, a distanza di sei mesi una dall’altra partiranno anche le altre due caldaie. Tra sei anni dunque, e oltre 17 milioni di ore di lavoro, saranno attivi. Per la conversione dell’impianto Enel investirà 2,5 miliardi di euro. «Questa è un’opportunità anche per le imprese locali, che saranno chiamate a partecipare ai lavori ? spiega Giuseppe Luzzio, responsabile Grandi Progetti di Enel ?. Inoltre l’impianto a carbone di ultimissima generazione garantirà un sensibile miglioramento delle prestazioni ambientali». E la riconversione offrirà anche l’opportunità di impiegare biomasse vegetali prodotte localmente, riducendo notevolmente le emissioni di anidride carbonica. In Veneto Enel Produzione ha attualmente 19 impianti per una potenza installata di 780 MW e una producibilità di 2578 GWH; mentre come Enel Green Power ci sono ad oggi 36 impianti per una potenza installata di 140 MW e una producibilità di 800 GWh. Al largo del Delta del Po, a pochi km dalla costa, c’è un’altra infrastruttura energetica. Dal 2009 è attivo il rigassificatore dell’Adriatic Lng, società partecipata da Edison, Qatar Petroleum ed ExxonMobil. In questi giorni sta attraccando la 121esima nave metaniera, la Umm Bab, proveniente dal Qatar. Si tratta del primo impianto offshore al mondo di queste dimensioni per ricevere, stoccare e rigassificare gas metano che arriva liquido anche da Egitto, Trinidad & Tobago, Guinea Equatoriale e Norvegia. Ha una capacità annuale di 8 miliardi di metri cubi, pari al 10% del fabbisogno italiano di gas. Poi un metanodotto di 40 km lo collega alla rete nazionale, attraverso l’hub di Minerbio (Bologna). «Circa l’80% della capacità del terminale è stato assicurato a Edison da un accordo di 25 anni, mentre il restante 20% è destinato al mercato ? spiega Carlo Mangia, direttore tecnico di Terminale Gnl Adriatico ?. Già nel corso del primo anno e mezzo di esercizio, con la crisi dei gasdotti Transitgas e Greenstream, il nostro terminale si è rivelato di strategica importanza». Il rigassificatore dà lavoro a 118 persone.
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