Sui ticket sanitari le regioni non dovranno andare in ordine sparso. E il modello lombardo, messo a punto da Roberto Formigoni, che prevede una rimodulazione del contributo a seconda del valore della prestazione (nessun aggravio di spesa per le ricette fino a 5 euro e aumento graduale per le altre fino a un massimo di 30 euro in più per gli esami più complessi) potrebbe essere la soluzione su cui trovare la quadra. Anche perché il rischio per i governatori ribelli di dover rispondere per danno erariale è concreto. Il pericolo di un’applicazione non uniforme lungo lo Stivale del ticket introdotto dalla manovra correttiva (legge n. 111/2011) sembra essere scongiurato dopo l’annuncio del ministro per la salute, Ferruccio Fazio, dell’avvio di un tavolo tecnico con i governatori. Esecutivo e regioni dovranno trovare un accordo non solo per evitare un’applicazione a macchia di leopardo, ma anche per fare in modo che il ticket non gravi sui pazienti in maniera indiscriminata. In quest’ottica la ricetta lombarda sarebbe la migliore, perché diversifica il prelievo in base alle fasce di spesa e al concetto di appropriatezza della prestazione. Lo ha lasciato intendere lo stesso Fazio al termine dell’incontro di ieri con gli assessori regionali alla salute. «L’ideale sarebbe garantire anche ai non esenti le prestazioni urgenti e colpire le prestazioni inappropriate per ridurle, una sorta di tassa di scopo. Questo vale anche per i ricoveri inappropriati», ha proposto il ministro. «Per esempio», ha spiegato, «una risonanza magnetica al ginocchio in un soggetto con artrosi non è strettamente necessaria: è lì che bisogna lavorare. Facendo un indice di appropriatezza possiamo applicare i ticket sulle prestazioni inappropriate salvaguardando quelle essenziali». Di qui l’apertura al modello lombardo che scatterà dal 1° agosto e farà pagare una cifra variabile da 0 a 30 euro a seconda del valore della prestazione. Ma per il 63% degli assistiti, assicurano al Pirellone, il ticket sarà inferiore ai 10 euro. «La scelta di regione Lombardia di intervenire in questo modo è frutto innanzitutto di una riflessione di natura giuridica e costituzionale. L’introduzione del ticket è prevista da una legge e tutte le regioni sono tenute a rispettarla. Se anche una regione avesse fondi propri da investire per coprire il ticket non potrebbe farlo. La non introduzione di questa misura rende le regioni imputabili per danno erariale e prefigura un intervento della Guardia di Finanza», ha osservato Formigoni. Il meccanismo elaborato dall’assessore lombardo alla sanità, Luciano Bresciani, non incontra solo i favori di Fazio, ma sembra aggregare pian piano i consensi degli altri assessori regionali. «Diverse regioni hanno telefonato e si stanno orientando sulla nostra impostazione», ha rivelato lo stesso Formigoni. Molti dubbi potrebbero essere sciolti oggi in Conferenza delle regioni dove si parlerà sicuramente di ticket sanitari. E a favore di un orientamento unitario dei governatori si è schierato anche il presidente del Lazio, Renata Polverini. «Non credo che la risposta che le regioni hanno dato, andando ciascuna per la propria strada, sia una risposta nella giusta direzione», ha detto. «Questioni come questa meritano compattezza». E intanto anche il Lazio sta studiando un’applicazione del ticket che preveda un sistema di esenzioni per le fasce più deboli.
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