Firenze incasserà più tasse rispetto a tutti gli altri Comuni toscani. Non solo e non tanto in valore assoluto – come è ovvio visto che è il Comune più grande – ma anche in rapporto al numero dei cittadini che amministra e serve. E questo fa la differenza. Tutto ciò accadrà in base al nuovo sistema di “fisco federale” che sarà varato dal governo nel giro di poche settimane e che raccoglierà in un unico paniere, da consegnare direttamente ai Comuni, tutti i tributi immobiliari, parte dei quali andavano finora allo Stato. Il Sole-24 ore stima, dunque, che mentre il capoluogo di regione avrà un gettito pro capite dalla nuova service tax di 487,2 euro a cittadino, agli antipodi Arezzo avrà meno della metà: 243 euro. Significa, per Palazzo Vecchio, molto più denaro da spendere in servizi per ciascuno dei propri cittadini rispetto ad Arezzo, anche se non vanno tralasciati i maggiori costi che deve affrontare una macchina organizzativa più grande come quella di Palazzo Vecchio rispetto al capoluogo aretino. Firenze è terza in Italia, dopo Mantova e Bologna, per gettito pro capite dalla service tax e in totale dovrebbe incamerare dal nuovo sistema 178,2 milioni di euro l’anno, che corrispondono al 19,1% delle entrate comunali. Il nuovo sistema premia le città che hanno un mercato immobiliare maggiormente vivace, dove più frequenti sono le compravendite e le seconde case, più alto è il prezzo degli affitti sia residenziali che turistici. Non a caso ai vertici della classifica redatta da Il Sole ci sono tra le toscane, dopo Firenze, le altre due città d’arte e universitarie: Pisa (quinta in Italia con importo pro capite di 474 euro, gettito complessivo annuale di 41,4 milioni pari al 25,2% delle entrate comunali) e Siena (settima con importo pro capite di 443,3 euro, 24 milioni di gettito annuale pari al 14% delle entrati comunali), mentre nella parte bassa della graduatoria galleggiano, assieme ad Arezzo (settantesima), Lucca (sessantunesima), Pistoia (cinquantatreesima) e Prato (cinquantaduesima). Penalizzati, dunque, i capoluoghi più piccoli e soprattutto i centri minori, dove non c’è turismo, gli affitti sono bassi e si vendono poche case. Nel paniere della service tax, tutta destinata alle casse dei Comuni, entrano il pagamento dell’Irpef sugli immobili e dell’Ici per la seconda casa (come è stato fino ad oggi), ma adesso anche imposte di registro, ipotecarie e catastali che si pagano al momento del-l’acquisto di un immobile (quella di registro è considerevole e, nella vendita tra privati, ammonta al 3% del valore catastale per la prima casa e addirittura del 10% in caso di seconda casa) e Irpef sugli affitti (si sta valutando di introdurre una cedolare secca del 20% al posto della tassazione in base all’aliquota di reddito). È ovvio che in Comuni come Firenze, dove solo in periferia si compra a meno di 3.000 euro a metro quadrato e dove per l’affitto di un bilocale si paga almeno 600 euro al mese, il gettito sarà maggiore rispetto a piccoli centri con valori più bassi. E non basta. Firenze promette aggiustamenti in grado di far crescere il gettito. Annunciata da tempo, ad esempio, una revisione dei valori catastali che sembrano ormai anacronistici e non più aderenti alla realtà: sono diventate di pregio zone catastali un tempo considerate secondarie. L’intervento sui valori catastali dovrebbe correggere anche l’anomalia che si è verificata a Firenze dopo l’abolizione dell’Ici sulla prima casa ma non sulle case di lusso: molti proprietari, attraverso la comunicazione di un tecnico, hanno declassato le loro abitazioni da case di lusso (A1) ad A2 per godere dell’esenzione Ici prima casa e anche per questo nel 2009 Palazzo Vecchio ha incassato 1,5 milioni di euro di Ici in meno rispetto alle previsioni. Fondamentale per far crescere le entrate da Service tax, inoltre, la lotta agli affitti in nero. Ci lavorano da tempo vigili urbani e guardia di finanza.
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