Purtroppo il passaggio alla tariffa, annunciato la prima volta dal ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti alla fine del 2015, non è mai diventato legge dello Stato. Il Governo ha effettuato un tentativo in proposito: un apposito articolo, che assegnava la competenza all’Autorità per l’Energia, era stato inserito nella parte della Riforma Madia della Pubblica Amministrazione bocciata dalla Corte costituzionale. Ora, lo stesso testo – dopo essere prima riemerso e poi scomparso nelle “bozze” della Legge di Bilancio – è diventato un emendamento a firma del senatore del Pd Giorgio Santini. Ed è in attesa di essere inserito tra gli emendamenti “prioritari” del gruppo e avere poi il placet del Governo.
Il via libera della tariffa è atteso da anni dalle aziende che si occupano del ritiro e trattamento dei rifiuti. In particolare, si legge sempre su Repubblica – quelle a controllo pubblico (il 55% del totale). Come ha sottolineato Giovanni Valotti, docente della Bocconi e presidente di Utilitalia, l’associazione delle aziende che erogano pubblici servizi: “C’è una necessità urgente e improrogabile di intervento, con una regolazione indipendente capace di tutelare i cittadini attraverso la definizione di standard di qualità ed efficienza e, di conseguenza, di definire un sistema tariffario certo e che minimizzi i costi finali a carico degli utenti”.
>> PER APPROFONDIRE leggi l’articolo di Alberto Pierobon intitolato Errori nella moltiplicazione delle quote variabili della tariffa rifiuti?
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