Sulle liberalizzazioni è il Pdl che frena

Italia Oggi
12 Gennaio 2012
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Se la preparazione della riforma procede con minori difficoltà del previsto, non altrettanto può dirsi per le liberalizzazioni. Gli ostacoli provengono soprattutto dal Pdl. I berlusconiani predicano, con molta ragione, che si debba procedere su reti, società pubbliche, servizi locali. Se in precedenza i governi di Silvio Berlusconi poco avevano fatto al riguardo, la responsabilità maggiore va ai veti del-la Lega. Un inciampo grave provenne altresì dal referendum vittorioso, furbamente etichettato «per l’acqua pubblica», che costituisce oggi un inciampo per lo stesso gabinetto tecnico. Non è dato sapere fino a che punto si spingeranno obiezioni e rinvii da parte del Pd, al cui interno posizioni come quelle di Matteo Renzi (se ne parla oggi in un servizio su queste stesse pagine) per privatizzare i trasporti locali non incontrano entusiastiche adesioni. Il Pdl, però, si fa avanti pure con minacciose intimazioni su settori come la farmaceutica, il trasporto di piazza, le edicole, trasformando in difesa corporativa la mai attuata rivoluzione liberale. Farsi schermo di singoli settori non è forse la scelta migliore; semmai, avrebbe una propria logica l’insistere sulla contemporanea partenza di liberalizzazioni a 360 gradi. È da prendersi atto, da convergenti dichiarazioni di esponenti maggiori e minori del Pdl, da Giovanardi a Cicchitto passando per Quagliariello, che l’impegno profuso dai colonnelli di Berlusconi è mirato a che nulla si faccia nei settori ritenuti portatori di voti. È il caso dei tassisti, nonostante l’eccellente proposta, originata dall’Istituto Bruno Leoni, di concedere una seconda licenza gratuita a chi già ne abbia una. Ha davvero dell’incredibile che posizioni assunte dai tassisti romani (tassinari, nell’Urbe), fatte proprie con immediatezza dal sindaco Gianni Alemanno, finiscano per paralizzare il Pdl e con esso l’intero corpus delle liberalizzazioni. © Riproduzione riservata

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