Stretta-acquisti, Istruzione e Giustizia al top

Dai ministeri 103,1 milioni l’anno fino al 2018 – Ai Beni culturali il primato per l’uso del metodo Consip

Il Sole 24 Ore
12 Gennaio 2016
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Aumentare il più possibile il flusso di spesa per beni e servizi da aggredire con il sistema di centralizzazione degli acquisti Pa. Anche per realizzare nuovi risparmi di spesa in aggiunta a quelli già previsti dall’ultima legge di stabilità approvata dal Parlamento. Il Governo ha da tempo fissato questo obiettivo. Per capire di quanto potrà effettivamente essere ridotta la spesa per forniture nei prossimi anni occorrerà attendere che il nuovo dispositivo con sole 34 stazioni appaltanti, imperniato sul metodo Consip, entri a pieno regime con un coinvolgimento a più vasto raggio di Comuni e Regioni.

Anche i ministeri dovranno continuare a fare la loro parte. Per il momento si parte dai 103,1 milioni di risparmi l’anno per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018 già previsti per i dicasteri dall’ultima manovra. Per il 2016 su questo fronte a guidare la graduatoria dei tagli è il ministero dell’Istruzione e dell’Università con 28,1 milioni, seguito da quelli della Giustizia (20,2 milioni), dell’Interno (18,6 milioni) e della Difesa (13,9). La stretta più soft scatta per i ministeri dei Beni culturali (0,5 milioni) e dello Sviluppo economico (0,2 milioni). Ma proprio il dicastero delle Attività culturali è quello che, tra i ministeri, mostra la maggiore propensione a utilizzare gli strumenti Consip con un percentuale del 83,3% rispetto al totale dei pagamenti collegati al bilancio dello stato.

Il dato, risalente all’andamento 2014 per le categorie merceologiche trattate con le convenzioni quadro o nell’ambito del mercato elettronico degli acquisti, emerge dalla relazione tecnica al testo finale della legge di stabilità 2016 approvata nelle scorse settimane dal Parlamento. La classifica sull’incidenza del metodo Consip sul complesso dei pagamenti sostenuti vede al secondo posto il ministero dello Sviluppo economico con il 70,8% seguito a distanza dagli Affari esteri (45,1%) e dal Lavoro (43,9%). Fanalino di coda il ministero dell’Interno con il 14,5 per cento. Il quadro cambia prendendo come parametro di riferimento il volume di spesa gestito con il dispositivo della centralizzazione degli acquisti. Sempre sulla base dei dati relativi al 2014 contenuti nella relazione tecnica dell’ultima manovra emerge che il flusso maggiore di spesa affrontato con il metodo Consip (al lordo dell’Iva) è quello del ministero della Difesa (302,8 milioni sui 927,3 complessivi di uscite per forniture), seguito dall’Istruzione (245,8 milioni su 762,1 milioni) e dalla Giustizia (150,8 milioni su 402,1). All’ultimo posto il ministero dell’Ambiente (3,6 milioni su 10 complessivi). In ogni caso la propensione dei ministeri a ricorrere a strumenti di centralizzazione degli acquisti nel 2014 non risultava ancora particolarmente elevata: il 28,9% sulla spesa sostenuta (poco più di 1 miliardo su quasi 3,6 miliardi).

Almeno per il 2016 i risparmi previsti per tutta la Pa dal potenziamento del meccanismo di centralizzazione degli acquisti si fermano a quota 216,4 milioni (103,1 come detto dai ministeri). Che salgono però a 697,3 milioni sia per il 2017 che per il 2018 (con un contributo delle Regioni di 480 milioni l’anno), in attesa delle ulteriori riduzioni di spesa per effetto del dispositivo con sole 34 stazioni appaltanti.

Complessivamente il testo finale della manovra prevede, ai fini dell’indebitamento netto della Pa, tagli di spesa inferiori agli 8 miliardi per il 2016 “al lordo” delle misure della stessa “stabilità” che comportano nuove uscite. Il confronto finale tra maggiori e minori uscite si chiude, sempre in termini di indebitamento netto della Pa, con una maggiore spesa di 1,7 miliardi nel 2016 che assume poi il segno “meno” nel 2017 e nel 2018 con minori spese totali per poco più di 2 miliardi e quasi 4,4 miliardi. Un contributo decisivo sul versante dei tagli arriva dai ministeri con un giro di vite di oltre 3,5 miliardi tra spesa corrente e spesa in conto capitale (1,440 miliardi) sempre “al lordo” delle maggiori spese (ad esempio il pacchetto sicurezza-cultura da 2 miliardi coperto con il ricorso alla flessibilità Ue).

Con gli interventi sulle varie tabelle del bilancio e sui diversi Fondi dai quali attinge il Governo, il ministero a sopportare il taglio maggiore nel 2016 è quello dell’Economia (stretta di oltre 2,3 miliardi su uscite correnti e in conto capitale), seguito da quello dell’Istruzione (318 milioni nel complesso) e della Difesa (219 milioni). A questi ultimi due ministeri è però andata una fetta delle risorse del pacchetto sicurezza-cultura.

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