Lo scorso autunno, sul web facevano scandalo le immagini degli autisti di bus romani ripresi dai passeggeri mentre guidavano anche con due cellulari in mano. Ma lo scandalo più grande arrivò quando si scoprì che sarebbe stato difficile multarli: il Codice della strada (articolo 173) permette loro l’uso del telefonino alla guida, esentandoli dal divieto assieme ai conducenti dei mezzi adibiti ai servizi delle strade. Un privilegio che cadrà mercoledì 7 marzo, quando andrà in vigore la legge 11/12, pubblicata ieri in Gazzetta: un solo articolo, proposto da alcuni deputati per rimediare a una figuraccia che stava facendo il giro del mondo in quei giorni in cui l’immagine dell’Italia era già ai minimi. Così la legge fu approvata in fretta e furia. Potenza dello spread.
Fino a quel momento, nessuno aveva pensato che quell’esenzione non aveva più senso. Era nata con il Codice stesso, esattamente vent’anni fa. Quando non esistevano gli auricolari, i vivavoce erano una rarità di incerto funzionamento e gli autisti reclamavano il diritto di usare il cellulare alla guida per comunicare con le centrali operative delle loro aziende o con i colleghi impegnati nel loro stesso servizio.
Da allora, il Codice è stato modificato una settantina di volte. Nel 2003, con la riforma della patente a punti, ci si ricordò persino di cambiare l’articolo 173, inasprendo le sanzioni e consentendo l’uso dell’auricolare. Ma il privilegio degli autisti sopravvisse.
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