La regulation dei rapporti tra cittadini, imprese e Pubblica amministrazione potrebbe arrivare alla svolta dell’autocertificazione totale, inseguita e mai realizzata fino in fondo dalla seconda metà degli anni Novanta. Con una serie di ritocchi al Testo unico sulla documentazione amministrativa (n. 445/ 2000) presto verrà introdotta una norma che elimina l’uso di tutti i certificati (di stato, qualità personali, fatti, atti di notorietà, ecc.) per i rapporti con la Pa e i gestori di pubblici servizi. Al loro posto sarà valida solo l’autocertificazione. I certificati continueranno invece ad avere valore solo nelle relazioni tra privati. La novità, che Il Sole 24Ore è in grado di anticipare, fa parte del pacchetto di misure per la semplificazione cui sta lavorando il ministro della Pa e l’Innovazione, Renato Brunetta, e che sarà inserito con ogni probabilità nel decreto sviluppo. Dopo l’entrata in vigore nella nuova norma sui certificati da produrre a cittadini e imprese sarà apposta, «a pena di nullità», la dicitura «il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi». Starà alle singole amministrazioni e ai gestori di pubblici servizi scegliere se accettare l’autocertificazione o acquisire le informazioni e i dati necessari già in possesso di altri uffici. Le modifiche al Testo unico riguardano anche l’acquisizione di informazioni sulla regolarità contributiva (Durc) e le comunicazioni antimafia; anche in questo caso dovranno essere sempre acquisite d’ufficio e mai più in carico ai privati. In che modo questi nuovi obblighi per le amministrazioni garantiranno il risultato che le precedenti normative non hanno centrato? Secondo i tecnici di Brunetta lo faranno con un aggancio al nuovo Codice per l’amministrazione digitale (Cad), laddove si stabilisce che tutte le «amministrazioni certificanti» dovranno individuare un ufficio responsabile per la gestione di tutte le trasmissioni dei dati richiesti. In pratica su una sorta di «intranet» viaggeranno tutti i dati che la Pa non potrà più chiedere via certificato a cittadini e imprese. La misura si completa ampliando (e rafforzando) le sanzioni per i comportamenti dei dipendenti che non rispettassero il nuovo obbligo incappando nella «violazione dei doveri d’ufficio». L’addio ai certificati non arriverà da solo. Il «pacchetto semplificazioni», come anticipato, comprenderà un insieme di altre misure che palazzo Vidoni ha messo a punto e che prevedono, in particolare, il vincolo anti-burocrazia sulla futura attività legislativa: nessun nuovo adempimento potrà essere introdotto senza aver indicato quale altra procedura è stata contemporaneamente cancellata. Altre misure, che saranno perfezionate insieme con il ministro Anna Maria Bernini (Politiche comunitarie), riguardano la better regulation e le procedure semplificate per il recepimento delle norme comunitarie (anti gold-plating).
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