Statali, stipendi ridotti sopra i 50mila euro

Conti e sviluppo – La manovra

Il Sole 24 Ore
24 Giugno 2011
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ROMA – Costi standard anche per tribunali, prefetture e Motorizzazione civile, taglio del 5% degli stipendi pubblici superiori ai 50mila euro, blocco totale del turn over nel pubblico impiego, nuovo intervento sulla scuola per oltre 500 milioni. La griglia delle possibili misure da inserire nella manovra pluriennale da 43-45 miliardi, che sarà varata tra il 28 e il 30 giugno, è pronta. Tra le opzioni dell’ultima ora spunta il blocco totale dell’indicizzazione per le pensioni oltre i 30.700 euro e quello parziale per i trattamenti tra i 18mila e i 30.700 euro. Ipotizzate anche la privatizzazione della Croce rossa, la chiusura di Ice e Enit (da “fondere” in un’altra struttura, forse un’Agenzia), la creazione di una holding per favorire la territorializzazione dell’Anas (in collegamento con il federalismo) un graduale accorpamento Province-prefetture e anche un intervento di razionalizzazione su Cinecittà. Una lunga serie di opzioni che sarà scremata, in primis dal ministro Giulio Tremonti, tra oggi e martedì, a partire dal capitolo previdenziale. Sulle pensioni sembrerebbe confermato l’anticipo al 2013 dell’adeguamento dei requisiti anagrafici all’aspettativa di vita. Nel primo anno il tetto di innalzamento dell’età resterebbe fissato in tre mesi, per poi passare ad aggiornamenti ogni tre anni, in contemporanea con la rideterminazione dei coefficienti di trasformazione utilizzati per il calcolo degli assegni. L’altro anticipo ipotizzato riguarda il penultimo scalino Damiano (quota 97; 62 anni più 35 di anzianità o 61 più 36) che anzichè scattare nel gennaio del 2013 varrebbe dal gennaio prossimo. In manovra potrebbero esserci anche gli interventi di solidarietà sulle pensioni d’oro (8 volte sopra le minime) per dare un po’ di sollievo ai pensionati con gli assegni più leggeri, mentre verrebbe introdotta con la legge di stabilità, in autunno, l’unica norma che non prevede una risparmio bensì una piccola spesa: la valorizzazione dei periodi lavorativi ai fini del calcolo della base contributiva con la totalizzazione piena pro-quota (senza più tetti triennali minimi di versamenti nella varie gestioni o enti). Possibile anche una misura in chiave ricongiunzione su alcuni fondi, in primis gli elettrici. Il “pacchetto previdenza”, sul quale anche oggi è previsto un confronto ministeriale, si dovrebbe completare con l’innalzamento al 33% dell’aliquota contributiva per i parasubordinati e il graduale innalzamento fino a 65 anni dell’età per il pensionamento di vecchiaia delle donne nel settore privato. Quest’ultima misura è quella più un bilico anche per il veto dei sindacati, che ieri hanno mostrato malumore anche per le altre ipotesi di intervento sulla previdenza. Ieri a favore dell’adeguamento s’è pronunciato Alberto Brambilla, presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale: «Io penso che l’innalzamento, già previsto per le lavoratrici pubbliche, vada fatto anche per il settore privato anche se con gradualità e tenendo conto dei figli avuti magari immaginando uno “sconto” per l’accesso alla pensione per i primi due». Per Giuliano Cazzola (Pdl) non è uno scandalo se la previdenza è usata anche per fare cassa. Critiche sono arrivate dal’opposizione. Nel menù compare anche un intervento sul Tfr, per prevedere la possibilità di una restituzione ai lavoratori delle quote versate ai fondi pensioni in caso di «ripensamento», che però nelle ultime ore ha perso quota ed è stato per il momento accantonato. Quanto al pubblico impiego il nuovo taglio si realizzerebbe con un’estensione della stretta del 5% già prevista per gli stipendi tra i 90 e i 150mila euro (10% per quelli superiori). Confermate, infine, le misure di contenimento della spesa, attraverso il meccanismo dei costi standard, su ministeri e sanità. Su quest’ultimo fronte dovrebbe scattare anche una riduzione della spesa farmaceutica per effetto di un intervento di razionalizzazione delle uscite per gli acquisti di beni e servizi. I Comuni dovrebbero contribuire alla manovra con tagli per 3 miliardi ma, almeno quelli virtuosi, dovrebbero beneficiare di un allentamento del patto di stabilità. Consistente si annuncia anche il taglio ai costi della politica.

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