ROMA – Un’operazione in due tappe: un decreto snello a costo zero con le misure di semplificazione e liberalizzazione e un disegno di legge più strutturato, con le dismissioni del patrimonio pubblico e interventi per sbloccare le opere pubbliche cantierabili. È il percorso al quale sta lavorando il Governo per mettere in moto il pacchetto sviluppo su cui resta alta la tensione nella maggioranza. Il nodo rimane quelle delle risorse. Appena concluse le dichiarazioni programmatiche su cui il premier Silvio Berlusconi ha chiesto la fiducia alla Camera, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, è tornato a ribadire che il decreto non potrà essere a costo zero. E il pressing sul ministro Giulio Tremonti, contrario ad allentare i cordoni della borsa, diventa sempre più intenso. La partita tornerà nel vivo la prossima settimana, dopo il voto di fiducia a Montecitorio in programma oggi. Intanto prendono forma alcune misure. Come quella sulla riduzione, o addirittura l’azzeramento, dei contributi sui contratti di apprendistato che verrebbe coperta con l’aumento dei contributi sui lavoratori parasubordinati. L’alleggerimento del peso contributivo sull’apprendistato dovrebbe essere inserito nel decreto insieme al pacchetto semplificazioni, al quale stanno lavorando i ministri Renato Brunetta e Roberto Calderoli, e alle misure in chiave di liberalizzazione. Un capitolo, quest’ultimo, che dovrebbe essere imperniato sul taglia-leggi per sburocratizzare al massimo l’avvio dell’attività d’impresa. Sulla necessità di affondare l’acceleratore sulle liberalizzazioni è tornato ieri a insistere il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà: «Dobbiamo convincere la politica che liberalizzando tutto, ma proprio tutto, seriamente, avremmo un guadagno di 18 miliardi di euro l’anno». Quanto alle ipotesi di interventi soft sulla previdenza, anche attraverso un contributo di solidarietà sulle baby pensioni, questa opzione starebbe perdendo quota. Sulle misure a costo zero il mosaico delle misure è insomma in uno stato abbastanza avanzato. Per gli interventi più strutturali alimentati da nuove risorse, invece, la partita è ancora tutta da giocare, con il Tesoro che continua a resistere. Una mediazione potrebbe essere trovata sulla soluzione del doppio provvedimento su cui convogliare gli interventi. A parlarne esplicitamente è stato il sottosegretario alla Difesa (e “frondista” Pdl), Guido Crosetto: il provvedimento sullo sviluppo «sarà un decreto, ma non tutte le misure ci potranno stare, altri dovranno trovare spazio in un Ddl attraverso il quale dare spazio anche ad un dibattito». All’interno della maggioranza, infatti, non è tramontata la possibilità di recuperare risorse, e non certo poche, con un pacchetto strutturato di sanatorie che vanno dalla riapertura dei termini dei versamenti al concordato di massa. Ma dall’Economia resta il no secco su ogni forma di sanatoria. Minori resistenze, invece, su un possibile accordo con la Svizzera per tassare i capitali rimasti coperti dal segreto bancario. Sul tavolo resta sempre l’ipotesi di una patrimoniale soft, mentre prende sempre più corpo l’idea di rivedere al rialzo la percentuale di rivalutazione delle rendite catastali. Misura che comunque non dovrebbe salire sul treno dello sviluppo.
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