Spl, niente paletti sugli aumenti

Ricerca Assirm-Confservizi sulle utility

Italia Oggi
23 Giugno 2011
Modifica zoom
100%
La gente è più propensa a fidarsi dei servizi pubblici, rispetto alle stesse società che li forniscono. E, sorprendentemente, il 65% dei residenti in Campania ritiene che la qualità dell’igiene ambientale sia buona, una percentuale che risente, dunque, soltanto in parte della grave emergenza rifiuti a Napoli. È questo l’esito di una ricerca di Assirm, l’associazione tra istituti di ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale e Confservizi, presentata a Roma ed effettuata su due campioni: 1002 cittadini intervistati telefonicamente e 229 aziende a cui è stato distribuito online un questionario, con l’obiettivo di farle esprimere, immaginando cosa avrebbe risposto la gente sul funzionamento delle prestazioni pubbliche locali. Gli italiani favorevoli ad una gestione totalmente pubblica, o mista dei servizi (71% per il trasporto pubblico, 73% per i rifiuti, 80% per l’acqua e così via) sono sensibilmente più delle medesime aziende (rispettivamente 49%, 59% e 76%), un segnale rilevante a pochi giorni dalla vittoria dei «sì» ai referendum sull’abrogazione del decreto Ronchi nella parte relativa alla privatizzazione della rete idrica. Inoltre, il 55% dei cittadini del Nord-Ovest troverebbe giustificato un aumento delle tariffe per una maggiore qualità e sostenibilità ambientale dei servizi, al Nord-Est i favorevoli ad un aumento delle tariffe salgono al 57%, e al Centro sono addirittura il 60%, mentre solo il 48% dei meridionali sarebbe disposto a pagare una bolletta più salata per ricavarne benefici qualitativi. Quanto alla gestione, l’ipotesi di società completamente private è caldeggiata da circa un abitante su cinque; secondo il 44% della gente, le aziende del trasporto dovrebbero essere gestite da enti completamente pubblici, il 45% pensa che debbano essere pubblici i servizi di igiene ambientale, l’erogazione del gas dovrebbe essere pubblica per il 43%, l’illuminazione per il 49%, l’energia elettrica per il 46% e l’erogazione dell’acqua dovrebbe essere pubblica per il 56%, dato che riflette il voto della consultazione referendaria. E se per Osvaldo Napoli, deputato del Pdl e presidente facente funzioni dell’Anci, dopo l’andata alle urne i comuni sono «confusi e incerti», Giancarlo Cremonesi, presidente di Confservizi, avverte: per ammodernare la rete pubblica locale servono 200 miliardi, 60 soltanto per la rete idrica nei prossimi 20 anni.

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento