Anzitutto nuovi e precisi percorsi di mobilità dei dipendenti pubblici. A cominciare da quelli per il personale dei cosiddetti enti inutili che verranno accorpati e soppressi. E anche un restyling degli attuali meccanismi che regolano il turn over, la “messa in disponibilità”, ovvero la sospensione forzata dal servizio in attesa della mobilità, e la formazione degli “statali”. Subito dopo «l’armonizzazione del sistema retributivo e contrattualistico nel pubblico impiego». Con l’obiettivo di giungere a un contratto unico di riferimento superando l’attuale suddivisione per comparti. È chiara la rotta tracciata da Carlo Cottarelli per orientare il lavoro della task force di esperti (ministeriali e non) sul pubblico impiego, una delle 25 istituite dal commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica.
Altrettanto chiara è la tabella di marcia: entro fine febbraio dovranno arrivare sul tavolo di Cottarelli le indicazioni e le proposte per avviare la riorganizzazione del pubblico impiego. Che dovranno poi tradursi in ipotesi di intervento da sottoporre a marzo al Governo anche per avviare il necessario confronto con le parti sociali, sindacati in testa. Una tabella di marcia rigida, insomma. Anche perché eventuali proroghe sembrano difficilmente praticabili. Il Governo conta di definire in primavera le prime misure di riduzione selettiva della spesa per recuperare già nel 2014 la prima tranche di risorse rispetto al target di riferimento dei 32 miliardi entro il 2016 indicato dallo stesso esecutivo. Senza dimenticare che nel prossimo Def dovranno essere indicate la riduzione di spesa da operare nel prossimo triennio con la “spending” e le leve da azionare per realizzarla. E una di questa sarà sicuramente quella del pubblico impiego. La partita è delicata. Lo stesso Cottarelli ne è consapevole. Ma il commissario straordinario è determinato. E, nell’eventualità di indicazioni insufficienti dalla task force, Cottarelli appare pronto a fornire una sua ricetta per gli interventi da adottare. Lo stesso mandato assegnato al gruppo di lavoro, del resto, parla già abbastanza chiaro: entro la fine di febbraio dovranno essere definite «le misure necessarie per aumentare la mobilità del lavoro tra i diversi settori delle pubbliche amministrazioni; facilitare la soluzione del problema del personale in esubero, anche attraverso la ridefinizione delle misure del turn over, di riconversione (compresa la disciplina relativa alla messa in disponibilità) e dell’attività di formazione». Qui dovrebbe esaurirsi la prima fase del piano sul pubblico impiego.
«In una seconda fase di lavoro si affronteranno i temi della armonizzazione del sistema retributivo e contrattualistico nel pubblico impiego che sono propedeutici a una piena realizzazione di riforme che aumentino la mobilità tra funzione e amministrazioni», recita il mandato del gruppo di lavoro. Anche in questo caso c’è già un’idea di fondo: recuperare parte della riforma Brunetta che prevede la riduzione da 16 a 4 dei comparti del pubblico impiego su cui agisce la contrattazione. Nella strategia di Cottarelli c’è anche l’attuazione e il miglioramento di misure già esistenti ma rimaste inapplicate. Come anche quelle varate dal governo Monti sul riordino della dirigenza pubblica.
Ma sul fronte del personale il piano della revisione della spesa potrebbe prevedere anche altri interventi. A partire da una riorganizzazione delle Forze di polizia. Che potrebbe essere innescato da un nuovo sistema di coordinamento di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, polizia penitenziaria e Corpo forestale dello Stato. Un sistema di coordinamento che dovrebbe avere una ricaduta anche sull’utilizzazione degli immobili (caserme, uffici e via dicendo) che dovranno essere razionalizzati. Così come si tenterà di razionalizzare la rete delle Prefetture. Un’operazione però non semplice e delicata su cui è in corso una valutazione approfondita. Che con tutta probabilità interesserà anche le misure allo studio sul fronte della Difesa. Non a caso l’apposito gruppo di lavoro è stato chiamato da Cottarelli a valutare anche il coordinamento con le forze di polizia per la «riduzione di organici e immobili».
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