MILANO – Viene rimandato al 2013 il rischio di aumenti dell’addizionale Irpef concentrati su chi dichiara meno, e scende il livello di reddito tutelato dagli incrementi a regime. Sono gli effetti del restyling definitivo al decreto sul fisco di governatori e presidenti di provincia, che grazie agli ultimi ritocchi ha ottenuto l’astensione del Partito democratico. Oltre a congelare il quadro per altri due anni, la novità assottiglia i livelli di reddito esclusi dagli incrementi che portano l’aliquota sopra al 14 per mille, possibili dal 2014, e offre qualche sconto in più a tutti gli altri contribuenti. Fino a ieri, infatti, la clausola impediva di sforare il 14 per mille per i «titolari» dei redditi fino a 23mila euro (sono 16 milioni di persone, il 52% degli italiani che pagano l’Irpef regionale), mentre il testo finale uscito dalla bicamerale mette al riparo i «redditi ricadenti nel primo scaglione», fino a 15mila euro. In pratica: il tetto del 14 per mille si applica a 10 milioni di persone, e non a 16, ma anche chi dichiara di più ottiene un alleggerimento (ad aliquote invariate) perché la prima fetta del suo reddito rientra nella tutela. Come mostra la tabella a fianco, gli effetti cumulati dell’Irpef regionale e locale saranno progressivi, e rispetto ai livelli minimi attuali potranno comportare rincari fino a 920 euro all’anno per chi dichiara 40mila euro e 2.080 euro per chi ne denuncia 80mila. Le cifre indicano gli aumenti massimi possibili, ma tutto dipende dalla salute dei conti: le amministrazioni con i bilanci in ordine, secondo l’idea base della riforma, potranno giocare la carta fiscale per aumentare il proprio consenso, quelle che spendono troppo dovranno trovare ragioni valide per chiedere più soldi ai propri cittadini, visto il tramonto dei trasferimenti a pié di lista. Alla luce delle novità, il calendario dell’Irpef regionale si divide in più fasi. Nei primi tre anni non cambia nulla, con un’eccezione, potenzialmente importante: le regioni come il Piemonte, la Lombardia o l’Emilia Romagna, che applicano (tranne che per chi dichiara meno) aliquote superiori a quella base del 9 per mille ma non sono costrette a farlo per coprire buchi nei conti della sanità, potranno limare da subito il prelievo riportandolo al tetto minimo nazionale del 9 per mille; chi ce la fa, potrà anche introdurre detrazioni nuove per le famiglie. Nel frattempo, i comuni ottengono un primo sblocco della loro Irpef, che fino al 2014 permetterà di ritoccare del 2 per mille le aliquote che non superano i 4 e poi suonerà il liberi tutti, sempre dentro al tetto nazionale dell’8 per mille. La giostra del fisco regionale è destinata a ripartire davvero con la «semi-libertà» fiscale del 2013, che precede lo sblocco a regime del 2014-2015. Nel primo dei due step, che seguendo la struttura aggiornata nel 2000 dal centro-sinistra libera l’Irpef regionale per tutti ma non le permette di superare il 14 per mille, rimane immutato il meccanismo che in molte regioni concentra le possibilità di aumento sui redditi inferiori (si veda anche Il Sole 24 Ore del 18 marzo): in cinque regioni, fra cui Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, l’aliquota dell’addizionale cresce insieme ai redditi, e i contribuenti che dichiarano di più raggiungono già il tetto massimo. Per loro, quindi, non sarà possibile nessun aumento, e lo stesso accade per chi abita al Centro-Sud (con l’eccezione di Basilicata e Puglia) e già oggi versa il massimo. Il quadro cambia nel 2014: da quella data i presidenti di regione potranno spingere ancor più sull’Irpef, portandola al 20 per mille e al 30 per mille dal 2015, lasciando fuori dagli inasprimenti il primo scaglione. Il tira e molla finale offre insomma ai governatori qualche libertà, ma solo fra tre anni: nel 2011-2013 il binomio autonomia-responsabilità resta congelato, perché la compartecipazione all’Iva continua a essere distribuita come oggi e il panorama delle aliquote Irpef è immutato.
L’abc per le nuove amministrazioni locali
AUTONOMIA
Agli enti territoriali sarà riconosciuta la possibilità di agire autonomamente sulla leva fiscale. Le regioni, per esempio, potranno abbassare o azzerare l’Irap, purché non aumentino l’addizionale Irpef oltre lo 0,5%.
BENCHMARK
Le regioni «modello» su cui calcolare costi e fabbisogni standard saranno tre e verranno scelte tra quelle con i conti migliori.
COSTI STANDARD
Dal 2013 verranno definiti i costi standard, cioè il «prezzo giusto» dei servizi nelle funzioni fondamentali delle regioni, di cui dovrà essere garantito il finanziamento integrale.
EVASIONE
La lotta all’evasione scende sul territorio. I comuni otterranno il 50% del maggior gettito riscosso con il loro contributo nell’attività di accertamento. Anche le regioni saranno chiamate a collaborare nella lotta al sommerso.
FUNZIONI FONDAMENTALI
Nelle regioni sono rappresentate da sanità, assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale. Nei comuni un primo elenco individua polizia locale, istruzione, viabilità, gestione del territorio, dell’ambiente e settore sociale.
IRAP
L’imposta regionale sulle attività produttive resta inalterata fino al 2013. Poi, le regioni potranno ridurre le aliquote fino ad azzerarle. Per effettuare le riduzioni, però, le regioni non potranno maggiorare l’addizionale all’Irpef.
IRPEF
Oltre all’addizionale, le regioni potranno contare su una quota base dell’Irpef, uguale per tutte, fissata per decreto dal 2013. Questo stesso decreto ridurrà in modo proporzionale le aliquote dell’Irpef destinata alle casse dello Stato.
IVA
Continuerà a rappresentare il pilastro delle entrate regionali, attraverso una compartecipazione al gettito che dal 2013 sarà governata dal principio della territorialità. In pratica si identificherà il luogo di consumo con quello in cui avviene la cessione di beni o la prestazione di servizi.
LEA E LEP
Sono i livelli essenziali dell’assistenza (Lea) e delle prestazioni sanitarie (Lep). I costi standard, che indicheranno il livello di finanziamento integrale da garantire alle regioni, saranno misurati in riferimento a questi parametri.
PEREQUAZIONE
Si tratta del meccanismo chiamato a garantire la «solidarietà» tra territori, per sostenere il finanziamento degli enti a minore capacità fiscale. All’interno delle regioni, la riforma a regime attiverà un fondo perequativo per garantire in ognuna il finanziamento integrale delle funzioni fondamentali a costi standard.
PROVINCE
Le funzioni fondamentali delle province riguarderanno istruzione pubblica, compresa l’edilizia scolastica, trasporti, la gestione del territorio, tutela ambientale, mercato del lavoro.
QUOZIENTE FAMILIARE
Nell’ambito dell’addizionale Irpef le regioni potranno agire aumentando le detrazioni collegate ai carichi familiari. Si potranno, per esempio, introdurre meccanismi “premiali”, che aumentano i benefici in proporzione al numero dei figli. REGIONI Sono il vero cuore del federalismo. Le loro funzioni fondamentali sono sanità, istruzione, assistenza e trasporto pubblico. I bilanci regionali dovranno essere certificati sei mesi prima delle elezioni, anche per far scattare eventuali ineleggibilità nei confronti dei responsabili di eventuali dissesti.
TASSE AUTO
Dal 2012 l’imposta sulle assicurazioni dei veicoli a motore, con esclusione dei soli ciclomotori, sarà trasferita alle province, che continueranno a ricevere anche il gettito dell’Ipt. L’aliquota base dell’imposta sulle assicurazioni sarà del 12,5% e, dal 2014, sarà consentito alle province ritoccare del 2,5% (in aumento o in diminuzione) questo valore. Saranno compiti delle province anche l’accertamento, la riscossione e il contenzioso.
ZERO IRAP
L’autonomia regionale potrà consentire ai governatori con i conti più in ordine di azzerare in via autonoma il prelievo sulle attività produttive (si veda la voce Irap).
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