Soprintendenti-bondi scontro su Pompei

Lettera di 17 dirigenti al ministro: basta con la cultura dell’emergenza

Repubblica
17 Novembre 2010
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Una lettera di fuoco e di “sfiducia” contro il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi e la «valorizzazione come concetto mediatico». È quella inviata ieri da 17 (su 20) soprintendenti archeologi del ministero in seguito al crollo della Schola Armaturarum di Pompei e, soprattutto, dopo i commenti del ministro all’ennesima emergenza che colpisce il patrimonio artistico del Paese. Bondi, intervistato da Repubblica, dopo il disastro della Scuola dei Gladiatori, aveva puntato il dito contro i soprintendenti, dicendo: «Non possiedono capacità manageriali che sarebbero indispensabili per l’espletamento di certe funzioni, come ad esempio quella di gestire gli appalti per la manutenzione e il restauro dei monumenti». Gli “accusati” si sono riservati di rispondere: lo hanno fatto con un comunicato di gruppo che porta anche la firma di Jeannette Papadopulos, nominata da poco più di un mese dallo stesso ministro responsabile ad interim della soprintendenza di Pompei. «È ora che la cultura dell’emergenza ceda il passo a quella della manutenzione, ordinaria e straordinaria, a cura delle strutture e degli staff tecnico-scientifici che quei monumenti, quei siti, quei musei conoscono e tutelano», scrivono i soprintendenti. Che denunciano i pesanti tagli subiti che «hanno ridotto un bilancio complessivo già inadeguato». Tagli non solo economici, ma anche di personale con blocco di assunzioni, «compresi i tecnici di alta qualificazione». La denuncia degli archeologi si concentra poi sul “caso Pompei”, dove l’incidenza delle riduzioni ha prodotto effetti disastrosi, aggravati dalla decisione di commissariare gli scavi con «figure professionali diverse dai tecnici specializzati (prima un prefetto in congedo, poi un funzionario della Protezione Civile)». Gli archeologi propongono poi «un quadro di miglioramento dell’attività di tutela» che non esautorare i dirigenti tecnici del ministero, «ma ne ascolti le difficoltà e le proposte». Il ministro Bondi ha definito in una nota «gravissima» la lettera pubblica dei soprintendenti. Per tre motivi: «In primo luogo perché alimenta e cerca di accreditare la convinzione di una responsabilità politica nel cedimento di una ricostruzione in cemento armato a Pompei; in secondo luogo perché i fondi a Pompei ci sono sempre stati ed è mancata la capacità di spenderli in maniera adeguata; infine perché i commissari hanno sempre operato in totale sintonia con i soprintendenti». Ma per Bondi quelle dei suoi funzionari non sono state le uniche critiche pubbliche ricevute ieri. Il deputato di Futuro e libertà Fabio Granata lo ha definito infatti «il peggior ministro di sempre», specificando: «Solo la crisi di governo salverà Bondi dalla sfiducia individuale. Ciò che va emergendo dalle inchieste e dalla ricostruzione dei fatti conferma la sua pesante e diretta responsabilità politica: in Italia il patrimonio e le attività culturali non possono essere lasciati nelle sue mani».

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