Addio definitivo alle dichiarazioni «allegre» di stati di emergenza, con tanto di strutture commissariali e ordinanze di Protezione civile. Una direttiva di Palazzo Chigi, pubblicata sulla «Gazzetta Ufficiale» di ieri, completa il cambio di rotta sulle ordinanze, avviato con le norme allarga-controlli dell’ultima manovra e con i nuovi meccanismi di finanziamento introdotti dal «Milleproroghe». Le istruzioni di Palazzo Chigi chiedono requisiti stringenti ai futuri «stati di emergenza», che potranno essere dichiarati solo dietro richiesta delle Regioni interessate, da accompagnare con una puntuale relazione che giustifichi in dettaglio le ragioni per invocare la legislazione eccezionale. In particolare, la relazione con cui le Regioni chiedono aiuto dovrà illustrare «l’impatto della situazione d’emergenza sulla collettività», e dovrà soprattutto dimostrare che il problema non può essere affrontato «anche mediante mezzi e poteri ordinari». Il cambio di rotta rispetto alle «emergenze» dichiarate per le visite del Papa e per eventi sportivi programmati da anni è netto, al punto che anche le proroghe di stati già dichiarati non potranno essere automatiche. Per concederle sarà necessaria una «circostanziata e documentata relazione», che dimostri come gli obiettivi di normalizzazione non siano stati raggiunti e non esista altra strada che continuare con gli strumenti eccezionali. Il colpo più duro alla proliferazione degli stati di emergenza, del resto, era stato dato dall’ultimo «Milleproroghe», che aveva stretto i rubinetti statali chiedendo alle Regioni di intervenire anche con propri fondi nel finanziamento degli interventi. La direttiva di Palazzo Chigi interviene anche su questo tema, e chiarisce che il coinvolgimento delle risorse regionali disegnato dalle nuove norme è «obbligatorio» e «preventivo» rispetto all’accesso al Fondo nazionale della Protezione civile. Le Regioni, in pratica, potranno ricevere l’assegno statale solo dopo aver cercato i soldi nel proprio bilancio e, quando ciò non basta, dopo aver aumentato fino al livello massimo consentito dalla legge i tributi propri e le addizionali. Niente aumenti fiscali, quindi, niente soldi nazionali. Cresce ancora, inoltre, il ruolo del ministero dell’Economia, che dal «Milleproroghe» aveva ottenuto il «concerto» su tutti gli aspetti finanziari delle ordinanze di Protezione civile. L’occhio dell’Economia, precisa Palazzo Chigi nelle nuove istruzioni, dovrà accompagnare anche ogni eventuale modifica che le ordinanze subiranno per ottenere l’intesa fra Stato e Regioni. Le Ragionerie provinciali dello Stato riceveranno le relazioni periodiche dei commissari territoriali.
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