Il 4 giugno prossimo partirà nella Regione Emilia Romagna una sperimentazione che andrà ad interessare la conciliazione tempi di vita-tempi di lavoro, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza della macchina amministrativa regionale e di soddisfare contemporaneamente il personale che sarà coinvolto. Si tratta del “lavoro agile” o “smart working” (o “smart work”), molto incentrato sul raggiungimento degli obiettivi, prescindendo da vincoli rigidi su timbratura di cartellini e presenza in ufficio. Ma vediamo più da vicino di cosa si tratta.
La nuova modalità di organizzare il lavoro è stata presentata il 21 maggio scorso in una conferenza stampa dall’assessore regionale all’Organizzazione e Personale Emma Petitti e dall’assessore all’Agenda Digitale Raffaele Donini. Il progetto, messo a punto da un apposito team nel quale sono stati coinvolti anche i rappresentanti dei sindacati interni, interesserà inizialmente un centinaio di dipendenti che avvieranno una sperimentazione, soggetta a monitoraggio semestrale per verificarne la fattibilità e per analizzare gli aspetti sui quali si renderà necessario cambiare l’impostazione.
I nuovi smart worker saranno adeguatamente formati per cercare di utilizzare nel modo migliore le tecnologie digitali che consentono di poter lavorare anche fuori ufficio.
Smart working nella PA: nuovi modelli da proporre anche negli Enti
In Regione Emilia Romagna si investe sul “lavoro agile”: il 4 giugno al via la sperimentazione
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