Le Unioni di comuni si candidano a diventare lo strumento privilegiato per la gestione associata delle funzioni che la manovra correttiva impone ai piccoli comuni. Nelle prossime settimane (il termine, ordinatorio, è in realtà già scaduto) dovrebbero emergere i provvedimenti attuativi della norma che impone di mettere insieme le forze ai comuni sotto i 5mila abitanti (il limite scende a 3mila per quelli montani), in cui saranno fissati calendario e modalità di redistribuzione dei compiti. La manovra (articolo 14, comma 28 della legge 122/2010), comunque, parla chiaro, e individua già le funzioni che dovranno essere svolte in forma associata: si tratta di un ventaglio ampio, che ha bisogno di qualche precisazione ma che comunque comprende le funzioni generali di amministrazione, gestione e controllo, la polizia locale, l’istruzione, la viabilità, la gestione di territorio e ambiente e il sociale. Il pacchetto di funzioni è proprio quello svolto dalle attuali Unioni di comuni, messe sotto esame da uno studio Anci-Cittalia che sarà presentato alla Conferenza nazionale Anci dei piccoli comuni in programma domani e venerdì a Riccione. L’analisi condotta dall’Anci mostra un fenomeno in crescita: oggi le Unioni italiane sono 313, raccolgono 1.561 comuni (il 19% del totale) dove vivono 5,8 milioni di italiani. Lo sviluppo di questa forma di gestione associata è sensibile soprattutto a Nord, visto che solo Piemonte e Lombardia raccolgono un terzo delle unioni italiane e il 20% di queste gestioni associate nel Settentrione si è formato negli ultimi tre anni. La diffusione sul territorio, però, è assai più variegata: se la Lombardia primeggia in termini assoluti (53 Unioni), la diffusione più intensa si incontra nelle Isole, dove un comune su due fa parte di un’Unione. Solo Valle d’Aosta, Liguria e Basilicata hanno per il momento fatto a meno di questa forma di amministrazione locale. Uno dei vantaggi dell’Unione è legato al fatto che la sua creazione non prevede costi di funzionamento aggiuntivi. Presidente, giunta e consiglieri sono scelti negli organi dei comuni aderenti, senza ricevere un doppio gettone (la legge non lo consente) e raggiungono economie di scala gestendo in forma associata le funzioni. In media ogni unione gestisce nove servizi, ma ci sono casi che superano le 20 attività e il record arriva a 29. La Polizia municipale continua a essere l’attività più diffusa ma, secondo il giudizio degli amministratori, le maggiori promesse arrivano da lavori pubblici, gare e appalti e mense scolastiche.
Sindaci «alleati» Il 20% gioca la carta dell’unione
Enti locali – L’analisi dell’Anci
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