Il governo vuole chiudere ventitre prefetture passando a 80 dalle attuali 103. Il taglio è contenuto in uno schema di decreto che riorganizza il Ministero dell’interno e che è stato inviato ai sindacati che però non hanno accolto bene la notizia.
Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa hanno infatti criticato duramente questo d.P.R. e in un comunicato stampa diffuso nella giornata di ieri l’hanno descritto come “un inaccettabile arretramento dello Stato dal territorio”, soprattutto in un momento di massima emergenza in materia di gestione dell’immigrazione e della sicurezza, così facendo “il governo lascia nel caos cittadini e lavoratori”.
A chiudere ed essere accorpate con quelle rimanenti saranno: Teramo (accorpata a L’Aquila), Vibo Valentia (accorpata a Catanzaro), Benevento (Avellino), Piacenza (Parma), Pordenone (Udine), Rieti (Viterbo), Savona (Imperia), Sondrio (Bergamo), Lecco (Como), Cremona (Mantova), Lodi (Pavia), Fermo (Ascoli Piceno), Isernia (Campobasso), Asti (Alessandria), Verbano-Cusio-Ossola (Novara), Biella (Vercelli), Oristano (Nuoro), Enna (Caltanissetta), Massa-Carrara (Lucca), Prato (Pistoia), Rovigo (Padova), Belluno (Treviso).
“A dispetto degli annunci – sostengono i sindacati – nei fatti questo governo adotta misure di vero e proprio ridimensionamento dei presidi di legalità e sicurezza sul territorio. Disinteressandosi completamente dei lavoratori delle Prefetture, dei quali nello schema di d.P.R. non si parla minimamente, ma soprattutto dei cittadini e delle comunità locali, che saranno lasciati più soli”.
In risposta a questo decreto Cgil, Cisl e Uil fanno sapere che si mobiliteranno presto e da martedì 22 settembre faranno assemblee in contemporanea in tutte e 23 le Prefetture a rischio chiusura, invitando parlamentari e politici locali e sensibilizzando organi di informazione, opinione pubblica e cittadini.
“Risponderemo con forza – concludono i sindacati – La riorganizzazione dei servizi sul territorio non si fa smantellando lo Stato e lasciando nell’incertezza il personale che serve a garantire coesione sociale, integrazione e convivenza civile”.
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