La prossima Sala Rossa sarà più magra: dieci posti in meno. Un effetto della manovra Tremonti, che ha ridotto il numero di poltrone nei consigli degli enti locali del 20 per cento. Per Torino vuol dire passare da cinquanta eletti più il sindaco a quaranta eletti più, sempre il primo cittadino. E si profila una campagna elettorale ancora più dura per tutti coloro che vorranno essere riconfermati e per chi vorrebbe mettere piede per la prima volta a Palazzo Civico. Non solo, anche la giunta sarà più intima: oggi si può arrivare al massimo a 16 assessori, dopo le elezioni del 2011 sarà composta al massimo da 11 persone. Tanto che il sindaco Sergio Chiamparino, un po’ per necessità e un po’ per abituare al cambiamento, quando ha dovuto mettere mano alla squadra ha cercato di ridurre il numero, privilegiando i rimpasti piuttosto che i cambi. Ora siamo arrivati a 14 assessori: non furono sostituiti né Elda Tessore né Luigi Saragnese, ma il prossimo primo cittadino dovrà tagliare ancora di tre. La scelta di ridurre il numero di posti provocherà, di fatto, un effetto sbarramento rispetto ai partiti più piccoli, sia dentro sia fuori le eventuali coalizioni. Nel 2011 lo schieramento che vincerà le elezioni avrà una maggioranza di 25 consiglieri, il resto, 15, andrà all’oppo-sizione. Oggi siamo a 30 contro 20, come assetto uscito dalle urne, senza poi considerare i transfughi all’interno delle coalizioni e passati da una parte all’altra. A rischiare di più sono i piccoli partiti perché una volta divisi i seggi tra le due coalizione i posti vengono distribuiti in maniera proporzionale tra i diversi partiti. «Man mano che il numero di seggi diminuisce aumenta il numero di voti necessari per conquistare il posto. È una forma di sbarramento indotto che favorisce le aggregazioni e riduce la rappresentatività», spiega un esperto. Prendendo gli ultimi risultati elettorali sono diversi i consiglieri che avrebbero rischiato di rimanere fuori dalla Sala Rossa. Ad esempio Andrea Buquicchio, che ha raccolto con l’Idv 650 voti, oppure Carlo Zanolini che con la lista Verdi per la Pace ha preso 653 preferenze. E sarebbe stato difficile per Rifondazione Comunista, apparentata con Sergio Chiamparino, riuscire ad esprimere quattro consiglieri. Molto più probabili due o tre, tenendo fermi i voti del 2006. Così come anche l’Udc si sarebbe fermato ad un solo consigliere ed anche la Lega, nella situazione di 4 anni fa, avrebbe avuto difficoltà. E i partiti più grandi? «Verrebbero sfrondati, ma in proporzione non vengono così penalizzati come i piccoli» dicono gli esperti di flussi elettorali Alla fine le norme contenute nella Finanziaria Tremonti avranno anche un effetto politico. È vero che per una città come Torino si sacrifica una fetta di rappresentanza, ma il Consiglio comunale che uscirà dalle urne nella primavera del prossimo anno dovrebbe essere, con meno gruppi piccoli, più “governabile” sulla carta rispetto a quello in scadenza. Un’assemblea che verrà ricordata per i record di mancanza del numero legale, facendo terminare bruscamente decine e decine di riunioni, e per continui cambi di giacca dei consiglieri, anche da uno schieramento all’altro. Movimenti figli di un panorama politico cambiato completamente dal 2006 ad oggi.
Si “restringe” la Sala Rossa Dal 2011 quaranta consiglieri
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