Misure per favorire il mecenatismo, accelerazione del Grande progetto Pompei, commissariamento della Reggia di Caserta, giro di vite su bancarelle e camion-bar di fronte ai monumenti, aggiustamento degli interventi sulle fondazioni liriche, maggiori aiuti al cinema, incremento delle risorse a favore della cultura. C’è tutto questo nel decreto legge che il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, presenta oggi nel preconsiglio dei ministri. Oltre a un articolato pacchetto di strumenti per rivitalizzare il turismo (si veda l’articolo sotto). L’imperativo è non fare brutta figura quando l’Italia avrà a disposizione la vetrina internazionale offertale dall’Expo. Non ci si può, infatti, permettere di continuare a mostrare al mondo le immagini di degrado delle nostre bellezze. Così si corre ai ripari.
Per quanto riguarda il Grande progetto Pompei vengono rafforzati i poteri del direttore, il generale dei carabinieri Giovanni Nistri, che potrà contare su una serie di deroghe al codice dei contratti pubblici. A iniziare dal fatto che la soglia per la procedura negoziata in materia di appalti passa da 1 a 3,5 milioni. Gare più veloci, dunque, così da consentire la spesa dei 105 milioni (quasi 78 di provenienza Ue) entro fine 2015. È un’implicita ammissione che senza questa accelerazione sarà impossibile rispettare i tempi.
Oltre Pompei, anche Caserta viene di fatto commissariata: arriva un responsabile unico di progetto che dovrà, entro fine anno, predisporre un piano per salvare la Reggia – insieme al parco reale, il giardino all’inglese, l’oasi di San Silvestro e l’acquedotto carolino – da crolli e fatiscenza e restituirla all’antico splendore.
Sempre sul fronte della lotta al degrado, vengono rafforzate le misure per ridare decoro ai monumenti: le concessioni ad attività commerciali in spazi antistanti i luoghi di cultura potranno essere revocate, anche in deroga ai regolamenti regionali, e se non sarà possibile trasferire le bancarelle o i camion-bar in altre aree che possano garantire una pari remunerazione, il titolare della concessione sarà indennizzato.
In questa campagna di sostegno al Bello, il Governo chiama all’appello i contribuenti. Chi aiuterà la cultura (beni pubblici, ma anche istituzioni e attività) con erogazioni liberali potrà detrarre il 65% nel 2014 e 2015. Il bonus scenderà al 50% nel 2016. Le detrazioni dovranno essere ripartite in tre rate annuali uguali, saranno limitate al triennio e l’importo annuo della detrazione non potrà superare il 20% del reddito complessivo del mecenate. La nuova misura manda in soffitta quella sulle procedure semplificate per le donazioni fino a 10mila euro, prevista nella legge Valore cultura, ma inapplicata perché orfana del regolamento attuativo.
I soldi, comunque, non vengono chiesti solo ai contribuenti. Anche lo Stato ci mette del suo. Diventerà, per esempio, strutturale la misura che destina alla cultura il 3% della spesa per infrastrutture (parte della quale, per massimo tre milioni, foraggerà progetti culturali nelle periferie urbane): ora è limitata al triennio 2014-2016 e prevede, inoltre, un tetto di 100 milioni.
Anche la mafia darà il proprio contributo alla cultura: il 10% delle somme sequestrate dalla magistratura e dalle Forze dell’ordine sarà destinata al ministero dei Beni culturali e così il 20% degli importi ricavati dalla vendita degli immobili.
Misure di sostegno pure per il cinema, con il credito d’imposta per le opere girate in Italia che salirà da 5 a 10 milioni per ciascuna pellicola. Aumenterà, inoltre, da 110 a 125 milioni, a partire dal 2015, il tax credit per i film e l’audiovisivo.
Anche per le fondazioni lirico-sinfoniche arrivano nuove risorse: il fondo di rotazione nel 2014 passerà a 125 milioni (erano 75). Gli enti lirici verranno, inoltre, esonerati dal pagamento dell’Irap, slitta a fine anno il termine per l’adeguamento degli statuti e si introduce un tetto per le retribuzioni degli amministratori e direttori: anche qui arriva la “tagliola” dello stipendio del primo presidente di Cassazione, cioè poco più di 311mila euro lordi annui.
Infine, il riassetto dell’Enit, che diventerà Agit (Agenzia Italia turismo).
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