La riforma del trasporto pubblico locale (tpl) su gomma prosegue in ordine sparso. Le Regioni si stanno preparando alle gare, alla riorganizzazione degli ambiti territoriali per la gestione del servizio e ad una possibile integrazione con il servizio ferroviario in modo confuso. Qualche territorio – la maggior parte – cerca di salvaguardare lo status quo, prolungando il più possibile gli affidamenti diretti alle società pubbliche locali e mantenendo i bacini su scala provinciale (il Lazio è l’esempio più emblematico). Altri stanno cercando un compromesso tra l’esistente e lo spirito della riforma nazionale (come la Lombardia); altri ancora – una minoranza – tentano un salto in avanti, riducendo al minimo gli ambiti territoriali per stimolare l’aggregazione tra aziende locali, riducendo il nanismo imprenditoriale e dare vita ad un servizio più efficiente (come la Toscana e l’Emilia Romagna).
La riforma nazionale sul trasporto pubblico su gomma fa parte del cosiddetto decreto Salva-Italia, e ha due obiettivi fondamentali: stimolare la concorrenza, in osservanza anche delle norme europee; favorire l’aggregazione tra piccole imprese pubbliche, che possono così diventare più efficienti e competitive con i gruppi stranieri, pronti a venire in Italia. Inoltre la norma punta anche al miglioramento gestionale delle aziende, considerando che le risorse pubbliche si stanno progressivamente assottigliando. Nel 2012 lo Stato girerà alle Regioni per gomma e ferro 1,6 miliardi complessivi, mentre i trasferimenti storici arrivavano a 2,1 miliardi.
La normativa sul trasporto su gomma ha avuto corsi e ricorsi piuttosto complicati; oggi il governo Monti ha dato un nuovo impulso alla materia fissando nuove scadenze. Riassumendo: l’articolo 3 bis del decreto dà alle Regioni il compito di ridisegnare gli ambiti territoriali ottimali, ovvero i bacini che avranno un solo operatore (solitamente sono le aree provinciali); definire quale soggetto farà da stazione appaltante e infine bandire le gare. Viene inoltre stabilito che la riorganizzazione dovrà avvenire entro il 30 giugno 2012, altrimenti interverrà il governo sui territori inadempienti.
Più precisamente, il decreto legge 138 del 2011 già stabiliva le modalità gestionali per i servizi pubblici, individuando i tre modelli noti: la gara, l’affidamento a società mista, l’in-house. Quest’ultima tipologia è stata però limitata ai soli servizi con un valore economico inferiore ai 200mila euro, e quindi di fatto esclude il trasporto pubblico locale. Intanto, in attesa delle gare, gli affidamenti diretti ancora in essere possono proseguire fino al 31 dicembre 2012.
In Italia le esperienze più interessanti in questi mesi di cambiamento sono quelle della Toscana e dell’Emilia Romagna, che prima di altre Regioni stanno interpretando lo spirito della norma. In Toscana, in particolare, il bacino è uno solo, e ci sarà quindi una sola gara regionale per il trasporto su gomma. Rimane da risolvere il nodo del Comune di Firenze, che ancora deve dare la delega alla Regione Toscana per rientrare nell’ambito unico, ma sembra che le cose si stiano risolvendo.
L’Emilia Romagna sta attraversando una fase di transizione, tra bacini che si sono già accorpati, riducendosi a tre, e aspettative di poter fare, nel 2014, un’unica gara ferro-gomma, mettendo cioè insieme le ferrovie con gli autobus delle imprese locali.
La Lombardia invece sta elaborando una nuova legge. La nuova norma prevede di passare da 22 a 7 bacini: una riduzione drastica, ma che ancora non va nella direzione di un’unica area che davvero spinga verso l’aggregazione aziendale. Anche in Piemonte la situazione è ancora in una fase di transizione confusa. Il Tpl è in regime di affidamento diretto, mentre le gare erano state tentate sul ferro, con lo spezzettamento in 4 aree del territorio regionale. Poi però il tentativo si è bloccato prima ancora di nascere.
Toscana
Bando unico pubblicato dal 1° marzo
La Toscana ci prova con una gara unica. Per la prima volta una Regione riunisce dentro un solo bacino il servizio di trasporto su gomma, con un’unica gara europea che verrà bandita a partire dal 1° marzo, a cui potrebbero essere interessati anche i francesi di Ratp e altri gruppi stranieri.
La data ancora non è certa, ma nella Gazzetta ufficiale viene data questa come indicativa. L’idea di partenza era in realtà più ambiziosa: riunire sia il trasporto ferroviario che quello su gomma in un unico appalto, ma poi l’assessorato guidato da Luca Ceccobao è dovuto indietreggiare di fronte alla complessità tecnica di un bando di questo tipo.
L’obiettivo della gara è soprattutto stimolare l’aggregazione delle 14 aziende pubbliche che operano nel territorio (fino a poco tempo fa erano 44). La gara prevede 9 anni di gestione, per 190 milioni all’anno, di cui 30 per gli investimenti e 160 per il servizio. Nel biennio 2011-2012 la Regione ha trasferito ai Comuni 200 milioni per il trasporto locale (provenienti da fondi nazionali).
Rimane tuttavia da sciogliere il nodo del Comune di Firenze. Il sindaco Matteo Renzi deve ancora dare la delega alla Regione per fare la gara al posto del Comune (la legge nazionale dà infatti ai Comuni il compito di bandire le gare, o di affidarle ad un ente terzo tramite delega). Ma sembra che la questione sarà risolta nel giro di pochi giorni, proprio in prospettiva di una gara unica.
Emilia-Romagna
Si studia l’unione ferro-gomma
In Emilia Romagna i bacini di servizio del trasporto su gomma si sono ridotti già a tre. C’è il polo della Romagna, dove opera la Start, il polo dell’Emilia, dove opera la Seta, il polo Bologna-Ferrara, dove opera la Tper. Tutte le aziende sono frutto di aggregazione di più piccole società pubbliche locali. Il fatto interessante di questa regione è che c’è già stata una fusione tra gomma e ferro: la Tper è frutto dell’accorpamento della Atc di Bologna, che gestiva il trasporto locale su gomma, con l’azienda regionale ferroviaria Fer. Per ora l’esperienza è limitata all’area bolognese, ma in Regione Emilia Romagna contano di estendere questa iniziativa a tutto il territorio regionale. Il problema sarà dunque trovare un congruenza di tempi: l’affidamento diretto del ferro scade a giugno di quest’anno, mentre le gestioni della gomma scadranno nel 2014. Quindi bisognerà trovare una transizione ponte per i treni. Inoltre è possibile che la decisione sia quella di individuare un solo bacino regionale, come in Toscana, soluzione verso cui propende sia il mondo politico che quello sindacale. Anche nel caso dell’Emilia Romagna si sta pensando a una gara europea, in modo da favorire la concorrenza con i grandi gruppi internazionali, anche se la Regione punta a fare in modo che le aziende locali possano allearsi. Intanto è già nata l’agenzia che potrebbe fare da stazione appaltante. La Regione quest’anno girerà circa 300 milioni di finanziamenti pubblici per il trasporto locale.
Lombardia
I bacini saranno solo sette
La Regione Lombardia sta tentando di ridefinire il settore con una nuova legge. Il testo, proposto dalla giunta, dovrà ora essere vagliato e votato dal consiglio regionale, a partire da metà marzo. L’obiettivo fondamentale è ridurre i bacini per il Tpl, che passeranno da 22 a sette. Tuttavia la Lombardia non ha scelto la via più radicale della riduzione ad un solo bacino, preferendo assecondare le richieste di mantenimento di territorialità delle aziende pubbliche. In più, ogni bacino può anche essere spezzettato internamente in ulteriori 3 lotti.
Il problema del frastagliamento verrà dunque solo ridotto. In Lombardia è particolarmente accentuato: ci sono circa 120 aziende, qualcuna delle quali attiva solo in piccolissimi tratti. Sul territorio ci sono tuttavia anche importanti gruppi internazionali, che si dicono pronti a partecipare alle gare, come ad esempio Arriva, che già opera ad esempio a Bergamo, Brescia, Lecco.
Nei 7 bacini lombardi, se verranno approvati, verrà quindi bandita una gara. A fare da stazione appaltante dovrebbe essere un’agenzia regionale, la cui governance è ancora da definire. Proprio su questi temi è previsto un confronto stamani a Milano, organizzato dalla Filt-Cgil, a cui partecipano operatori privati, sindacalisti e l’assessore lombardo ai Trasporti Raffaele Cattaneo. La Regione darà quest’anno circa 400 milioni al trasporto locale.
Piemonte
Entro il 2017 liberalizzato il settore treni
Il primo tentativo, quando ancora era al governo la giunta di centrosinistra, si è concluso con un nulla di fatto e il primo pacchetto di gare, che riguardavano le linee del ferro sul versante nord e sud orientale del Piemonte, più la Torino-Milano, è stato annullato per un vizio di forma. Tuttavia, entro il 2012, la Regione guidata da Roberto Cota (che pur con Trenitalia ha firmato lo scorso anno un contratto di 6 anni) è pronta a riaprire la strada per arrivare, entro il 2017, alla liberalizzazione del settore ferro.
Il compito di istruire l’iter del bando è affidato a Scr, la società di committenza regionale. La gara sarà suddivisa su due bacini: il primo riguarderà tutte le linee regionali del Piemonte mentre la seconda sarà per la gestione del sistema ferroviario metropolitano di Torino. La rete, per la sola parte gestita da Rfi, comprende 26 linee, per un totale di 1.874 chilometri di infrastruttura e 19 milioni di chilometri percorsi l’anno: a queste si aggiungono le tratte gestite dal Gruppo Torinese Trasporti (due linee, per 89,7 chilometri). «Ora – confermano dall’assessorato ai Trasporti – si tratta di costruire il capitolato di gara, per arrivare a pubblicare il bando entro novembre». La data è molto attesa: al termine della prima fase di consultazione sulle gare dell’amministrazione Bresso si erano presentate ben quattro cordate: oltre a Trenitalia, tramite Tln, anche le Ferrovie Federali Svizzere con la Sad di Bolzano; il gruppo inglese Arriva e l’operatore francese Veolia Transport.
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