Senato, ok al decreto lavoro: altri 25 mld per pagare i debiti p.a.

Sbloccata una seconda tranche: adesso i debiti coperti sono 65 miliardi sui 90 stimati. L’emendamento inserito nel pacchetto lavoro che ha avuto il via libera dal Senato. Ora la parola passa alla Camera

1 Agosto 2013
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Soldi freschi in arrivo. I debiti accumulati dalla pubblica amministrazione nei confronti delle imprese passano a 65 miliardi dei 90 necessari per tappare il buco creato dalle insolvenze verso i creditori. È quanto definito a seguito della discussione, a Palazzo Madama, sul decreto lavoro, che ha accolto un emendamento ad hoc per rimpinguare il fondo destinato al saldo dei debiti pregressi. Lo ha deciso ieri il Senato, approvando il decreto lavoro con 203 voti a favore, 32 astenuti e 35 contrari
Il provvedimento (> vedi il testo) porta la firma del senatore del Partito democratico Giorgio Santini e propone di avviare il reperimento di altri 20-25 miliardi da destinare agli enti della p.a. che non abbiano ancora saldato i debiti nei confronti di aziende o soggetti che abbiano svolto servizi o prestazioni mai pagate.
L’intervento si è reso urgente nonostante la prima tranche sbloccata dal governo con i 40 miliardi approvati nell’apposito decreto dello scorso maggio, cifra importante ma che non riusciva a coprire nemmeno la metà della voragine accumulata in tempi addietro dalle pubbliche amministrazioni verso i creditori.
Ora, con la nuova fetta di risorse messa a disposizione delle p.a., dovrebbe venirsi a creare un apposito fondo nellaCassa depositi e prestiti che finirà per toccare essenzialmente i debiti catalogati come di parte corrente.
A tal proposito, viene previsto un tetto al tasso di sconto che non possa andare oltre al 2%. Secondo la procedura già adottata con la prima quota di debiti sbloccati nei primi 40 miliardi, è sostanzialmente lo Stato a fare da garanzia per i fondi erogati, che le p.a. dovranno poi girare ai creditori per chiudere i conti aperti da troppo tempo, una delle ragioni che hanno messo ulteriormente in ginocchio alcuni settori cardine dell’economia.
Nell’arco di cinque anni, dunque, il giro dovrà essere concluso: la Cdp verserà alle amministrazioni, queste copriranno le somme con i propri creditori e la Cassa con il tasso del 2%. Soddisfatto il viceministro dell’Economia Stefano Fassina, secondo cui il provvedimento inserito nel decreto lavoro “può infatti portare a rapida conclusione i pagamenti dell’intero stock di arretrati, sbloccare decine di miliardi di risorse e dare ingente liquidità per gli investimenti produttivi. È la più rilevante misura anticiclica messa in campo”.

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