Il provvedimento (> vedi il testo) porta la firma del senatore del Partito democratico Giorgio Santini e propone di avviare il reperimento di altri 20-25 miliardi da destinare agli enti della p.a. che non abbiano ancora saldato i debiti nei confronti di aziende o soggetti che abbiano svolto servizi o prestazioni mai pagate.
L’intervento si è reso urgente nonostante la prima tranche sbloccata dal governo con i 40 miliardi approvati nell’apposito decreto dello scorso maggio, cifra importante ma che non riusciva a coprire nemmeno la metà della voragine accumulata in tempi addietro dalle pubbliche amministrazioni verso i creditori.
Ora, con la nuova fetta di risorse messa a disposizione delle p.a., dovrebbe venirsi a creare un apposito fondo nellaCassa depositi e prestiti che finirà per toccare essenzialmente i debiti catalogati come di parte corrente.
A tal proposito, viene previsto un tetto al tasso di sconto che non possa andare oltre al 2%. Secondo la procedura già adottata con la prima quota di debiti sbloccati nei primi 40 miliardi, è sostanzialmente lo Stato a fare da garanzia per i fondi erogati, che le p.a. dovranno poi girare ai creditori per chiudere i conti aperti da troppo tempo, una delle ragioni che hanno messo ulteriormente in ginocchio alcuni settori cardine dell’economia.
Nell’arco di cinque anni, dunque, il giro dovrà essere concluso: la Cdp verserà alle amministrazioni, queste copriranno le somme con i propri creditori e la Cassa con il tasso del 2%. Soddisfatto il viceministro dell’Economia Stefano Fassina, secondo cui il provvedimento inserito nel decreto lavoro “può infatti portare a rapida conclusione i pagamenti dell’intero stock di arretrati, sbloccare decine di miliardi di risorse e dare ingente liquidità per gli investimenti produttivi. È la più rilevante misura anticiclica messa in campo”.
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