Sulle riforme ”c’è molto da fare e non c’è tempo da perdere. Vi propongo di vederci mercoledì in un orario da concordare insieme”. Lo ha chiesto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi al Movimento 5 Stelle, in una lettera inviata ieri ai capigruppo grillini di Camera e Senato.
Nella lettera il premier ringrazia il movimento di Grillo per ”l’apertura di un dialogo franco, aperto e trasparente nell’interesse dell’Italia. La vostra lettera del 16 giugno scorso conferma che ci sono molte cose che continuano a vederci su fronti contrapposti, ma proprio per questo giudico importante che le forze politiche piu’ rappresentative del Paese provino a scrivere insieme le regole del gioco”. ”Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano, io almeno la penso così – ha sottolineato Renzi -. E lavoro con determinazione per arrivare insieme a questo obiettivo comune”. Ieri, a ribadire l’apertura del Movimento 5 Stelle sulle riforme costituzionali, era interventuto direttamente il leader Beppe Grillo, che sollecitava proprio una risposta di Renzi: ”Diciamo fin da ora ai cittadini italiani che non c’è alcuna preclusione da parte del MoVimento 5 Stelle ad affrontare anche un tavolo di trattative sulle riforme costituzionali. Vogliamo lavorarci in modo rapido e responsabile, non c’è da parte nostra nessuna intenzione di ritardare il processo”.
Intanto, sul fronte dei lavori parlamentari, si è saputo che gli emendamenti al disegno di legge di riforma costituzionale da parte dei relatori Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega Nord) saranno presentati questa sera. Inoltre, è stato fissato per mercoledì 25 giugno alle 12 il termine dei subemendamenti a quelli dei relatori. Per martedi’ e’ prevista la discussione sugli emendamenti dei relatori.
I nodi della trattativa
Composizione del Senato e nuove competenze delle regioni. Dopo settimane di trattative, sono ancora questi i nodi principali da sciogliere per arrivare a un accordo definitivo sulla riforma del Senato e del titolo V della Costituzione. Ma mentre l’intesa si avvicina, emergono con sempre maggiore chiarezza le ipotesi in campo. Con l’avvertenza, da parte di chi tratta, che fino all’ultimo potrebbero variare.
SENATO DI 100 – Cento è il “numero magico” individuato per il nuovo Senato. Si ipotizza che, sul modello tedesco, tra i senatori ci siano 80 consiglieri regionali (per ciascuna Regione un numero proporzionale ai suoi abitanti) e 20 sindaci (cala, come chiede FI, il peso dei primi cittadini). Ma il numero e le proporzioni potrebbero variare. E’ da definire, ad esempio, se considerare ‘fuori quota’ i presidenti di Regione e i 5 (non più 21) senatori, in carica per 7 anni, scelti dal capo dello Stato.
NON ELETTO – I senatori non saranno eletti dai cittadini e non riceveranno nessuna indennità per il loro incarico. A votare per sceglierli tra sindaci e consiglieri regionali, saranno i Consigli regionali. Per correggere il risultato in senso proporzionale e garantire così le minoranze, potrebbe essere inserito un meccanismo di voto limitato: ad esempio, per eleggere 8 senatori, ciascun consigliere avrebbe 4 o 5 preferenze, in modo che i partiti preponderanti non siano da soli in grado di decidere il risultato del voto.
COMPETENZE DEL SENATO – Il nuovo Senato non avrà potere di fiducia, ma gli emendamenti dei relatori al ddl del governo dovrebbero rafforzare i poteri “ispettivi e di controllo” sul governo, sull’attuazione delle leggi e sulla Pubblica amministrazione. Al Senato competenze poi sulle leggi regionali, europee, costituzionali ed elettorali e sui referendum. I senatori parteciperanno all’elezione di presidente della Repubblica, dei membri del Csm e dei giudici della Consulta.
TITOLO V – Molto dibattuto, tra i partiti e con gli enti locali, il tema della ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni. Ferma restando l’abolizione della legislazione concorrente, si va verso un’attribuzione di maggiori poteri alle Regioni, rispetto a quelli previsti nel ddl del governo. Previsto l’inserimento in Costituzione del principio dei costi standard.
LEGGE ELETTORALE – Nella trattativa sulle riforme entra anche l’Italicum, ma non ancora nel dettaglio. Tra le ipotesi, l’aumento al 40% della soglia per accedere il ballottaggio e il calo al 4% dello sbarramento per i partiti in coalizione. Si discute, sulla spinta del Democratellum proposto dai 5 Stelle e di una parte del Pd, anche sull’introduzione delle preferenze. Ma Forza Italia sarebbe contraria.
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