Semplificazioni e Titolo V: Confindustria presenta un nuovo pacchetto di proposte al Governo

All’Assemblea annuale di Confindustria Squinzi chiede l’impegno di tutti i livelli di governo per una politica di semplificazione delle procedure amministrative e di tagli degli oneri burocratici. D’Alia: “Tavolo aperto presto nuove misure”

24 Maggio 2013
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“Il Nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta”. Così il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, all’assemblea annuale dell’Associazione delle grandi imprese svoltasi ieri alla presenza del premier Enrico Letta e di una folta rappresentanza di ministri. A causa delle sue “debolezza strutturali” il Mezzogiorno resta per il leader degli industriali «una parte del Paese in cui lo sforzo per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione assume le caratteristiche di una vera e propria sfida per la sopravvivenza».

“L’azione di governo, che confidiamo abbia davanti a sé il tempo di attuare le politiche necessarie” ha proseguito Squinzi “deve avere come pilastro portante delle proprie scelte la politica industriale”. Servono riforme, a partire da una legge elettorale “che assicuri legislature piene e stabilità governativa”. “Abbiamo apprezzato l’impegno che il Governo ha assunto con il decreto Imu” e “chiediamo un fisco a supporto di chi crea ricchezza e la distribuisce, trasparente e rispettoso dei diritti dei cittadini e delle imprese. Questo ce lo aspettiamo e il paese lo merita”. Il premier Enrico Letta, intervenuto successivamente ha replicato: “Siamo dalla stessa parte: la politica forse troppo tardi ha capito la lezione, ma ora deve applicare quello che ha capito”.

Al nuovo esecutivo gli industriali chiedono di “avere come pilastro delle proprie scelte la politica industriale”. L’obiettivo è “fare una nuova Italia”. Il pressing di Confindustria parte da “domanda e competitività, le due leve su cui agire per ritrovare la strada della crescita”. Squinzi si è soffermato anche sul mercato del lavoro, per le imprese ancora “troppo vischioso e inefficiente”: chiede “più flessibilità in ingresso e nell’età del pensionamento”, e avverte che “aggiustamenti marginali” sarebbero inutili se non dannosi. Chiede ancora un taglio del cuneo fiscale-contributivo che pesa sul costo del lavoro. E “modernità nelle relazioni industriali”, ricordando che il dossier aperto sulla rappresentanza è “a un passo, dopo sessant’anni” da un accordo.

Poi semplificazioni e riforma del titolo V. Per Giorgio Squinzi non ci sono dubbi: bisogna uscire da quell’ “ibrido inefficiente” che duplica o triplica le responsabilità sulle stesse materie. E pure la direzione dell’uscita è chiara: “I temi dell’economia e degli investimenti produttivi non possono essere gestiti da ventuno legislatori diversi”. Il tema è considerato tra i più strategici per il presidente di Confindustria, che ha già inviato al nuovo Governo un pacchetto di proposte e ha chiesto uno sforzo coordinato tra tutti i livelli amministrativi, perché per arrivare all’obiettivo di una rapporto più competitivo tra imprese e p.a. “non basta lo sforzo di un singolo ministero”.
Il Ministro della p.a. e delle semplificazioni, Gianpiero D’Alia, che ascolta Squinzi dalla platea, concorda e dice: un tavolo con Confindustria è avviato da tempo e presto dovrebbero essere pronti nuovi provvedimenti, da approvare “nel più breve tempo possibile”. Il cantiere di riforma è quello noto, partito con il “taglia-oneri” del 2008 (legge 133) e ora alle prese con l’implementazione dei decreti sfornati l’anno scorso dal Governo Monti (Sviluppo, Semplifica-Italia e Crescita). 
Oltre ad accompagnare l’attuazione delle misure di snellimento amministrativo, l’Ufficio per la Semplificazione amministrativa che fa capo al Dipartimento Funzione pubblica ha in continuo aggiornamento la misurazione degli oneri da tagliare. Un calcolo fatto in collaborazione con l’Istat, basato su una metodologia adottata in tutt’Europa (lo standard cost model) e, soprattutto, condiviso con le principali associazioni imprenditoriali. Le 93 procedure analizzate in nove settori di regolazione dicono che i costi della burocrazia che pesano annualmente su imprese e cittadini superano i 31 miliardi (qualche mese fa ci si era fermati a oltre 26, cui si sono aggiunti i 4 miliardi di costi misurati nel settore edilizia). Se venissero attuate fino in fondo le semplificazioni già varate i risparmi possibili arriverebbero a 8,4 miliardi (il 27,4%, contro l’obiettivo europeo di un taglio del 25%). Un percorso non facile, perché bisogna sempre tener conto del fatto che dietro ogni semplificazione realizzata c’è una parcella in meno che le aziende devono pagare ai loro consulenti. I tecnici lo chiamano “filtro degli intermediari”, un problema di attuazione di queste riforme ben conosciuto anche negli altri Paesi europei che hanno svolto la medesima misurazione.
I prossimi obiettivi di semplificazione amministrative (ma anche regolatorie) non sono ancora noti ma è molto probabile che contengano alcuni dei tagli degli adempimenti formali in materia di lavoro e sicurezza. Si tratta di misure contenute nel ddl dello scorso autunno e mai approvato, modelli e procedure standardizzate che consentirebbero di incidere su ulteriori costi, pari a 3,7 miliardi l’anno, e senza fare venire meno il controllo da parte degli organi di vigilanza. Anche il Ministro del lavoro, Enrico Giovannini, ha parlato a più riprese nei giorni scorsi di semplificazioni e molto probabilmente il riferimento è proprio questo. Si vedrà. Gli altri dossier in fase di maturazione riguardano diversi settori e hanno come obiettivo comune, tra l’altro, il principio della proporzionalità di procedure e dei controlli in relazione al settore di attività e alla dimensione d’impresa.

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