Sul dossier ha lavorato Federico Toniato, vice segretario generale di Palazzo Chigi, che si è mosso insieme al ministro per le politiche Ue, Enzo Moavero Milanesi, e all’ambasciatore presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco. Bagnasco (e prima di lui anche Bertone) ha di recente ribadito che da parte della Cei non c’era preclusione su una rivisitazione della materia che, in ogni caso, è unilaterale e non “pattizia”. Insomma, il governo poteva muoversi in autonomia, ma a quanto risulta c’è stata una discreta quanto fitta interlocuzione anche con gli uffici Cei. La materia è complessa: una gran parte degli immobili fanno capo a congregazioni religiose, italiane ed estere. Tante le stime del valore dell’operazione: le più attendibili si aggirano su 700 milioni, fino a oltre un miliardo, da recuperare su immobili che ammontano a 171 miliardi.
Con la sistemazione del dossier-Ici Monti mette in sicurezza anche i rapporti Stato-Chiesa. In particolare il premier sembra riuscire a consolidare un rapporto “normale” con Oltretevere, fatto di diplomazia e politica, e poco spettacolo. La Cei per ora rimane abbastanza cauta, ma è naturale che tutto è stato condiviso, e lo stesso il Vaticano, che in Italia pagherà una discreta somma di imposte, a parte gli immobili situati nelle aree extra territoriali, che a Roma sono molte. E proprio ieri Benedetto XVI ha parlato di denaro e potere, ma senza alcun aggancio con l’Ici. «Oggi due grandi poteri che di per sé sono utili», sono usati male: «La finanza e il potere dell’opinione pubblica». In entrambi spesso domina una «volontà di apparire» ha detto il Papa parlando ai seminaristi. Pur senza fare riferimenti diretti Benedetto XVI ha alluso alle polemiche e agli scandali prodotti in questi giorni dall’uscita di una serie di documenti dal Vaticano.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento