ROMA – Avanti tutta con ricette e fascicolo sanitario elettronici. Spunta anche la voglia di e-health tra le mille (e ancora misteriose) pieghe del decreto sviluppo che sta lacerando il Governo. Avrebbe “costo zero” (almeno per lo Stato), e questo piacerebbe a Tremonti. E addirittura, secondo i conti del primo artefice delle proposte sul tavolo del Governo, Renato Brunetta, farebbe risparmiare: quasi 4 miliardi di euro in meno di spesa per la sanità pubblica quando le riforme saranno a regime, per non dire dell’effetto sui controlli e sul taglio della burocrazia. Il che, sempre al ministro dell’Economia, non dispiacerebbe affatto, anche se il tentato blitz arriva da un collega col quale di sicuro i rapporti non sono idilliaci. Brunetta intanto ha lanciato il sasso nel suo ennesimo tentativo di accelerare sulla sanità elettronica, andando anche oltre una proposta già approvata dalla Camera e ora all’esame del Senato. Ben sapendo però che, oltreché con Tremonti e col responsabile della Salute, Ferruccio Fazio, dovrà vedersela anche con le Regioni, soprattutto quelle più in ritardo, da Roma in giù, che temono contraccolpi per i già asfittici bilanci di asl e ospedali. Insomma, anche prima delle decisioni a quel tavolo intergovernativo che non decolla, le resistenze non mancheranno. Sulle ricette mediche digitali la proposta in discussione vorrebbe addirittura fissare una scadenza ravvicinatissima: andare a regime in tutte le Regioni entro la fine di marzo dell’anno prossimo. Appena 5 mesi di tempo («salvo proroga, su richiesta motivata») per completare i collegamenti telematici con i medici che prescrivono farmaci e analisi per conto del Ssn. E per i governatori che non rispettassero la scadenza, scatterebbe la tagliola: un colpo d’accetta su una quota parte dei finanziamenti «integrativi» annuali del Fondo sanitario. Quanto basta evidentemente per scaldare gli animi di tutti i governatori. Che secondo Brunetta dovrebbero riuscire nell’impresa di sostituire le ricette cartacee con quelle elettroniche a ritmi cinesi: non meno del 40% nel 2012, il 70% nel 2013 e il 90% nel 2014. Poi, dal 2015, addio alla carta. Identico tentativo di forzare sulla sanità on line, poi, riguarda il «fascicolo sanitario elettronico», in pratica la carta d’identità sanitaria a prova di privacy di ogni italiano. Entro tre mesi dalla conversione in legge del (presunto) decreto sviluppo, dovranno essere messi a punto tutti i contenuti e le regole tecniche per la realizzazione del fascicolo sanitario. Poi si dovrebbe partire per la sua concreta applicazione. Ma senza «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica», è l’imperativo. Pagheranno gli «enti del Ssn» con «le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili». Forse potrà piacere a Tremonti, molto meno ai governatori.
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