Sul decreto-legge 16/2013 sulla finanza locale, noto come salva-Roma ter (perché ripropone anche alcune disposizioni dei due precedenti decreti-legge n. 126 e n. 151 del 2013 non convertiti in legge per decorrenza dei termini di conversione), è stata posta ieri la questione di fiducia alla Camera. Lo ha annunciato il Ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, che ne ha chiesto l’approvazione “senza emendamenti, subemendamenti né aggiunte”. Oggi pomeriggio – il decreto deve essere convertito entro il 5 maggio – tornerà nell’Aula di Montecitorio e sarà oggetto alle 16.25 di un voto di fiducia.
Il testo ieri è transitato brevemente alla Camera, poi è stato esaminato dal Comitato dei 18 – dove sono stati limati i 7 emendamenti presentati dai due relatori, Bernardo (Ncd) e Melilli (Pd), tra cui il cosiddetto “salva Firenze”, la cuipericolosità è stata poi smentita da molti commissari – e è passato infine brevemente nelle Commissioni finanze e bilancio. Al termine è spuntata con chiarezza che una delle novità è la definizione del termine ultimo per la scadenza della Tasi sulla prima casa, decisa per il 16 dicembre, data che vale per quei comuni oggetto di voto o che comunque non riescano prima di maggio a rendere note le aliquote e le detrazioni del tributo.
Oggetto di polemiche è stata invece la contrattazione decentrata per regioni e comuni (art. 4), per la quale alla fine di un braccio di ferro è stato decisa la cancellazione della validità e dell’efficacia degli atti e degli accordi in essere al momento dell’approvazione.
Passo avanti anche per gli Lsu, ambito trattato da un emendamento presentato dal governo che concede la possibilità alle amministrazioni di saldare i pagamenti arretrati per il periodo 2010-2013. Tutto ciò al fine di “prevenire l’insorgere di contenziosi a carico delle amministrazioni”, si legge nell’emendamento, anche se questo passo “non può comportare il consolidamento delle posizioni lavorative acquisite”. Un ambito, questo, che ha creato più di uno screzio in Commissione dei 18, ma, ha osservato Causi incalzato dai cronisti, “questo tema dovrebbe essere caro a tutti gli italiani”, visto che il salario accessorio di quei dipendenti “che tutti i comuni e le regioni utilizzano da 20 anni è fondamentale per estendere e rendere flessibile il loro orario di lavoro”. Quindi, ha tenuto a sottolineare, “è evidentemente un tema di forte rilevanza politica”.
Stoccata dell’Anci, in serata, sui contratti decentrati di enti locali e regioni, oggetto di polemiche giornalistiche: “non è una norma ad comunem ma per tutti i comuni”, ha chiarito l’Associazione dei sindaci. Facendo presente che la norma, tra l’altro, consente sì ai comuni di beneficiare del recupero di somme corrisposte illegittimamente, ma purché “siano rispettati i vincoli fondamentali in materia di Patto di stabilità e di riduzione delle spese del personale”.
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