Sostegno all’occupazione, agevolazioni alle imprese o alle famiglie possono essere considerati i grandi assenti nelle manovre finanziarie 2012 delle regioni. Manovre che, secondo la ricognizione di ItaliaOggi Sette, sono state approvate nei tempi (entro il 31 dicembre 2011) da 13 regioni, più le due province autonome di Trento e Bolzano. Mentre sono 6 quelle in esercizio provvisorio. Stessi numeri dello scorso anno e di quello ancora precedente, segno di una tendenza al rigore che si sta consolidando. In particolare sono state meno diligenti delle altre il Molise (che a onor del vero ha l’approvazione di finanziaria e bilancio in calendario questa settimana), il Piemonte (esercizio provvisorio fino al 30 aprile), la Sardegna (i testi sono ancora all’esame delle commissioni consiliari), la Sicilia (in esercizio provvisorio per tre mesi), l’Umbria (per il primo trimestre 2012) e il Veneto (i provvedimenti varati dalla giunta non sono stati ancora trasmessi al consiglio). Se, da un lato, è apprezzabile lo sforzo fatto dalle regioni di metter mano ai costi della politica (la maggioranza ha previsto, a partire dalla prossima legislatura, l’abolizione dei vitalizi dei consiglieri e l’adeguamento del sistema previdenziale), dall’altro, è anche vero che le misure per rilanciare l’economia locale, dando anche una boccata d’ossigeno alle famiglie e alle imprese, sono a macchia di leopardo, limitate magari a determinati settori (energia o turismo o marketing territoriale). Al contrario non mancano ritocchi verso l’alto di accise, tasse e imposte (benzina e bollo auto le voci a cui più si è fatto ricorso). La giustificazione? Le regioni in questo caso fanno fronte comune, a prescindere dal colore politico di giunta e maggioranza consiliare: la responsabilità è delle manovre nazionali del 2011 che hanno messo in ginocchio gli enti locali con tagli ai trasferimenti che si aggirano sui 4,5 miliardi (si veda articolo nella pagina a fianco). In uno scenario di «lacrime e sangue», per usare un’espressione ormai usata quotidianamente, tuttavia da segnalare alcune iniziative di rilancio: dall’Emilia Romagna che ha previsto 20 milioni di euro per la stabilizzazione del lavoro precario e 13 milioni per l’accesso al credito delle imprese; alla Lombardia che ha destinato alle aziende 74 milioni, passando per la Basilicata e i suoi 18 milioni stanziati per il settore industriale.
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