La premessa è che non vi saranno allentamenti nella disciplina di bilancio. Il Governo intende mantenere il deficit al di sotto del 3% del Pil. L’apertura della Commissione europea – osserva il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni – è un primo segnale. Un cambio di passo: «Superata la boa delle elezioni tedesche, faremo il punto sulla congiuntura, e nel Consiglio europeo di ottobre sarà possibile fare un esame dell’evoluzione economica e delle necessità di ulteriori misure».
Saccomanni espone alle commissioni Bilancio di Camera e Senato gli intendimenti programmatici del suo dicastero nel giorno in cui il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, apre a scostamenti momentanei dall’obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio) per i paesi non sottoposti a procedura per deficit eccessivo. Notizia che il titolare dell’Economia giudica «ottima, premia il lavoro fatto negli ultimi mesi e toglie anche un po’ di scetticismo da parte di alcuni». Poi incassa l’apprezzamento di Mario Monti che lo invita a una «politica di bilancio prudente, che non pregiudichi per interessi di questo o quel partito gli importanti risultati raggiunti negli ultimi due anni». A deputati e senatori conferma di iscriversi tra i pochi che vedono la luce in fondo al tunnel, «e non è un treno che ci sta venendo incontro». Si vedono segnali di stabilizzazione della crisi, anche se le condizioni del mercato del lavoro «restano difficili» (la ripresa arriverà a fine anno). L’andamento dei conti pubblici nel primo semestre dell’anno è «coerente con il deficit al 2,9 per cento». Rispettare il target del 3% vuol dire in sostanza che eventuali, nuovi interventi di sostegno all’economia «in aggiunta a quelli programmati», potranno essere effettuali solo se si riuscirà a reperire risorse a saldi invariati. Non vi è alternativa con il debito al 130% del Pil: «Un’attenta gestione delle finanze pubbliche e un continuo monitoraggio dei conti sono imprescindibili».
In primo piano la razionalizzazione della spesa. Nel brevissimo termine i margini di manovra «sono molto limitati», diverse voci di bilancio in questa fase dell’anno risultano incomprimibili. Occorre un’azione di medio periodo, gli spazi per ottenere risparmi in molti comparti sono notevoli. La spesa aggredibile è pari a 200 miliardi, 10 miliardi da recuperare dagli incentivi alle imprese, poi occorre metter mano al regime degli sconti fiscali, alla revisione dei valori catastali, al meccanismo dei costi standard e sullo sfondo un possibile accordo con la Svizzera per tassare i capitali esportati illecitamente. Sulla spesa occorre «un’ampia riflessione politica», poiché non esistono tagli indolori. Ad esempio, pare illusorio intervenire nuovamente sui consumi intermedi, perché ulteriori tagli comprometterebbero l’ordinato funzionamento delle amministrazioni. Spending review, dunque, da affidare all’apposito comitato di ministri coadiuvato da un commissario, con il contributo della Ragioneria. L’azione strutturale di contenimento della spesa aprirà lo spazio a «una decisa riduzione della pressione fiscale che grava sull’economia regolare, crea disincentivi all’offerta di lavoro e all’attività d’impresa». Contrasto all’evasione in quanto tale ma anche nella sua connessione sinergica con la corruzione. Nessun allentamento, occorre puntare sull’emersione di nuova base imponibile e sull’adempimento spontaneo degli obblighi fiscali. Ecco perché la legge delega fiscale è «una priorità per il Governo, condivisa da un’ampia rappresentanza parlamentare».
In settembre, quando sarà pronta la “mappatura” dei debiti commerciali della Pa, si deciderà se e come accelerare il timing per lo smaltimento dell’intero stock pregresso. L’incremento del plafond previsto per il 2013 «avrebbe anche un effetto accrescitivo sul gettito Iva». Saccomanni annuncia l’avvio di un processo di «graduale cambiamento del patto di stabilità interno» e definisce eccessiva «la drammatizzazione sui derivati.
Siamo disponibili a rivedere le norme in direzione di una maggiore trasparenza». Sentenze della Corte di Cassazione e del tribunale di Milano hanno sancito che «il mark to market non esprime un valore concreto e attuale, ma esclusivamente una proiezione finanziaria basata sul valore teorico di mercato, in caso di risoluzione anticipata». Il Governo conferma infine l’impegno a «politiche di valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico», sia immobiliare sia delle partecipazioni detenute dallo Stato e dalle amministrazioni territoriali. Va in conclusione velocizzato l’utilizzo dei fondi Ue assegnati all’Italia, «le cui spese effettuate risultano pari al 40% delle risorse programmate».
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