Rughetti, con i decreti attuativi della riforma p.a. le partecipate saranno sfoltite

Il Sottosegretario, a Radio 24, ha ribadito la volontà del governo di procedere al rafforzamento del potere sanzionatorio delle amministrazioni pubbliche di fronte a casi di chiara disonestà

25 Gennaio 2016
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Questa mattina, Angelo Rughetti, sottosegretario al Ministero della Funzione pubblica, in un’intervista a Radio 24 del Sole 24 Ore, ha ribadito, dopo l’approvazione dei decreti attuativi della riforma della p.a., la volontà del Governo di procedere allo sfoltimento delle partecipate degli enti territoriali.

In particolare il sottosegretario ha ricordato che l’obiettivo è quello di arrivare, nell’offerta dei servizi locali, ad un accorpamento all’interno di un ambito provinciale. Tipica è la situazione dell’Atac di Roma che, nonostante il suo bilancio disastroso, dovrebbe essere accorpata almeno alle altre società provinciali al di sotto di una guida regionale.

Comunque, ove i comuni non provvedessero alla semplificazione sarà la regione a dover intervenire e, ove la regione non intervenisse, sarà dato mandato al Mise di procedere.

In merito alle polemiche suscitate, soprattutto con i sindacati, sul provvedimento che riguarda “i furbetti del cartellino”, Rughetti ha ribadito che era necessario potenziare la facoltà sanzionatoria dell’ente, coinvolgendo anche i dirigenti che, ove fossero latitanti dalle proprie responsabilità saranno lincenziabili anch’essi.

Manager partecipate, nuovi tetti agli stipendi

I futuri tetti per gli stipendi degli amministratori delle società partecipate saranno decisi con un decreto del Mef, da emanare entro il 30 aprile, che dividerà le società in cinque diverse fasce, tenendo conto di indicatori quantitativi e qualitativi. Resta fermo il limite massimo dei 240 mila euro annui, ma resteranno esclusi i vertici delle società quotate

Questa una delle novità introdotte questa notte nel decreto p.a. sulle società partecipate, approvato dal Cdm. 

Una norma simile era stata inserita in precedenza in una delle bozze di legge di Stabilità circolate alla fine del 2015 poi cancellata. Con il ritocco del decreto Madia viene quindi riproposto il limite stipendiale a “fasce”, affidando i paletti al Mef (e non a Palazzo Chigi come deciso in un primo momento). 

Il decreto del Mef dovrà passare al vaglio della Conferenza unificata e delle commissioni parlamentari competenti. Lo stesso provvedimento fisserà i criteri per determinare la parte variabile dello stipendio che sarà legata alle performance dell’azienda pubblica.

>> Speciale RIFORMA MADIA

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