Sulla tassa di soggiorno lungo la riviera romagnola si sta giocando una partita al limite del paradosso. Non c’è Comune che non stia valutando se introdurla o meno, un po’ per i tagli ai trasferimenti statali, un altro bel po’ per le passate gestioni ballerine dei bilanci. Quando nella primavera scorsa il governo, con il ministro della semplificazione Roberto Calderoli, approvava il decreto sul federalismo fiscale che concede la possibilità di applicare questa imposta, quasi tutti i candidati sindaci della Romagna si erano spesi in campagna elettorale in rassicurazioni con gli elettori, e soprattutto con gli albergatori, molto potenti da quelle parti, garantendo che mai e poi mai quella gabella sarebbe stata adottata. Uno su tutti, l’attuale primo cittadino di Rimini, Andrea Gnassi del Pd. Ora che il governo vara lo schema di dpr e di regolamento, le cose cambiano. E succede il paradosso. I sindaci di centrosinistra, quelli cioè contrari sin dall’inizio a questa tassa voluta dal governo di centrodestra, pur a malincuore pensano seriamente ad introdurla, calcolando già gli introiti con cui finanziare gli investimenti sul turismo. Succede a Riccione, Misano Adriatico, Cattolica e soprattutto a Rimini, che conta di incassare ben 7,5 milioni di euro da un’applicazione media di un euro a turista. E le giunte di centrodestra? Loro no, non ne vogliono (per il momento) sapere di usare uno strumento concesso dal governo dello stesso colore politico. I Comuni di BellariaIgea Marina, Gatteo e Cesenatico sono infatti molto meno propensi rispetto a quelli guidati dal Pd. A Bellaria, poi, c’è il paradosso nel paradosso: il sindaco Enzo Ceccarelli dice di essere fermo all’ultimo atto approvato in consiglio comunale, ossia la mozione del Pd che impegna l’amministrazione a non introdurre la tassa di soggiorno. Il problema è che un’eventuale applicazione a pelle di leopardo, cioè qui sì e a dieci chilometri no, non convince né la Regione né le associazioni degli albergatori. Perché, dicono, creerebbe grossi problemi di concorrenza. L’assessore regionale al Turismo, l’ex vicesindaco di Rimini Maurizio Melucci, sta cercando di trovare una soluzione condivisa, mentre il consigliere regionale del Pdl Marco Lombardi chiede che i Comuni virtuosi, cioè, secondo lui, quelli di centrodestra, possano scegliere di non adottarla. Nel frattempo, il fronte degli albergatori, in questo caso esattori della gabella da versare poi all’amministrazione, si divide tra chi si è rassegnato ad accettare una tassa che alza i prezzi dei loro hotel, e chi invece promette battaglia in ogni sede.
Romagna, paradosso in Riviera
Rimini e Riccione, a guida Pd, in prima fila nell’applicazione dell’im-posta di soggiorno
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