In attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 17 del dl 95/2012, entro il 2 ottobre, i consigli delle autonomie locali dovranno approvare un’ipotesi di riordino delle province ubicate nel territorio della rispettiva regione. Le regioni, entro il 23 ottobre, dovranno trasmettere le loro proposte al governo il quale, sulla base delle stesse, procederà al riordino delle province esistenti.
Tale adempimento potrà essere vissuto in modo burocratico, applicando stancamente i parametri approvati dal consiglio dei ministri (350 mila abitanti e 2.500 kmq) e trasformando le dieci principali province in città metropolitane o potrà essere l’occasione per il complessivo ridisegno delle istituzioni d’area vasta nel nostro paese.
La regione Lazio, alla data del 1° gennaio 2011, aveva una popolazione di 5.728.688 abitanti ed è attualmente suddivisa in cinque province.
La provincia di Roma concentra oltre il 73% della popolazione dell’intera regione Lazio. All’interno delle singole province, ad eccezione di quella di Frosinone, la popolazione è concentrata nei relativi capoluoghi (Roma il 66%, Rieti il 30%, Latina il 22% e Viterbo il 20%).
Le province di Rieti, Viterbo e Latina non rispettano i parametri approvati dal consiglio dei ministri (le prime due quello della popolazione, l’ultima quello della superficie) e quindi dovrebbero essere soppresse o accorpate.
La regione, anche in conseguenza della suddetta distribuzione della popolazione, vive da un lato una polarizzazione dei fenomeni economici nella città di Roma e nel suo stretto hinterland, che tende sempre più a rafforzarsi a discapito degli altri territori regionali, e dall’altro spinte centrifughe degli altri territori verso la creazione di nuove regioni (Frosinone e Latina) o l’aggregazione a quelle esistenti (Rieti e Viterbo).
La gestione burocratica delle scadenze comporterebbe la soppressione della provincia di Rieti e l’inclusione dei relativi territori in quella di Viterbo; la soppressione della provincia di Latina con l’inclusione dei relativi territori in quella di Frosinone (che perderebbe il capoluogo a favore di Latina) e la mera trasformazione della provincia di Roma in città metropolitana di Roma.
Tale scelta avrebbe la conseguenza di accentuare le spinte alla disgregazione della regione Lazio da un lato attraverso l’attrazione dei territori confinanti con la città metropolitana verso questa (Civita Castellana, Fara in Sabina, Aprilia e altri) e dall’altro attraverso la spinta di altri verso le regioni vicine (il reatino all’Umbria, il viterbese alla Toscana il frusinate e il pontino alla Campania o al Molise).
Tale soluzione, quindi, determinerebbe un risibile risparmio della spesa pubblica e accentuerebbe fenomeni disgregativi peggiorando notevolmente la qualità della vita delle popolazioni del Lazio.
È possibile immaginare e quindi praticare una soluzione diversa? Legautonomie Lazio pensa di si!
È possibile, a nostro avviso, avanzare una ipotesi di riordino delle province del Lazio che non parta dall’attuale suddivisione amministrativa ma che tenga conto di come si sviluppano i fenomeni economici e metropolitani nella regione. Quindi è possibile proporre una prima provincia che comprenda i territori a nordovest, da Montalto di Castro a Ladispoli alla riva destra del Tevere fino ai confini di Roma Capitale (la provincia dell’Etruria meridionale) con una popolazione di circa 650 mila abitanti; una seconda provincia che, partendo dalla riva sinistra del Tevere, arrivi fino alla valle dell’Aniene e comprenda la catena appenninica dei Sabini (la provincia dei Sabini) con una popolazione di circa 500 mila abitanti; una terza provincia che, partendo dalla valle dell’Aniene, comprenda la valle del fiume Sacco (la provincia dei Latini) con una popolazione di oltre 650 mila abitanti; una quarta provincia che comprenda i Castelli romani e le pianure della bonifica pontina fino al litorale d’Enea (la provincia dei Castelli e del litorale d’Enea); infine la città metropolitana di Roma comprendente la Capitale e i suoi due aeroporti con una popolazione di circa 2.900.000 abitanti.
In questo modo avremo una regione con territori bilanciati (la città metropolitana peserebbe allo stesso modo del resto dei territorio regionale); le singole province non sarebbero polarizzate ma policentriche e tutti i diversi territori avrebbero il giusto rilievo e possibilità di sviluppo; la regione Lazio potrebbe svolgere una concreta funzione di programmazione e coordinamento territoriale e riavviare i processi di decentramento amministrativo fermi da troppi anni. Contestualmente potrebbe essere rilanciato il processo di decentramento amministrativo di Roma Capitale, anch’esso fermo, trasformando i municipi in comuni metropolitani; infine si procederebbe ad una reale razionalizzazione della governance regionale con concreti risparmi nella spesa pubblica. Questa è la proposta che Legautonomie Lazio pone all’attenzione della classe dirigente del Lazio (ma anche del governo nazionale) al fine di cogliere le molte opportunità che abbiamo di fronte e di contribuire al consolidamento istituzionale ed al rilancio economico della nostra regione, avviando un dibattito che preveda orizzonti più ampi nel processo di riordino della governance regionale.
Roma e 4 macro-province, una nuova ricetta per il Lazio
Etruria meridionale, Sabina, castelli e valle dei latini, oltre all’area metropolitana
Italia Oggi
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