Modifiche necessarie «a dare giusta rappresentanza a una città con tre milioni di abitanti e la dignità che merita la capitale d’Italia»: con questa motivazione i consiglieri comunali di destra e di sinistra hanno approvato ieri all’unanimità, cosa mai accaduta prima, gli emendamenti al decreto attuativo su Roma Capitale. Un’ora sola è bastata all’Aula Giulio Cesare per votare i ritocchi al testo licenziato in prima lettura dal governo, ma considerato «troppo punitivo», e ora atteso all’esame del Parlamento: dai membri dell’Assemblea capitolina che si chiede restino 60 anziché scendere a 48, agli assessori che salgono da 12 a 15; dalla riduzione dei municipi che però sarà lo Statuto del Campidoglio e non il governo a fissare (nel testo erano stati portati a 12, ma con ogni probabilità diventeranno 15) fino al riconoscimento dei contributi previdenziali e di uno stipendio vero e proprio per consiglieri comunali, assessori e minisidaci, stabilito con decreto del Viminale, che soppianterà i vecchi gettoni di presenza, reintrodotti invece per i consiglieri municipali rimasti in origine senza gratifica. Tra le modifiche più innovative, l’introduzione di una multa per le assenze ingiustificate in aula e un tetto ai cosiddetti “rimborsi d’oro”, preteso dal presidente della Commissione Riforme Francesco Smedile: «Al momento gli oneri a carico dell’amministrazione per i permessi retribuiti sono calcolati in base allo stipendio percepito dai consiglieri prima dell’elezione: perciò se uno guadagnava 6mila euro, bisogna dargli altrettanto. Dopo, si dovranno accontentare della sola indennità annuale». Non solo. Verrà pure limitato il ricorso alla procedura d’urgenza, che avrebbe tolto sovranità al consiglio comunale: prevista inizialmente per ogni delibera «di attuazione delle linee programmatiche del sindaco», in aula i provvedimenti potranno imboccare la corsia preferenziale solo in caso di «grave pregiudizio» causato dalla «omessa adozione di atti fondamentali». Soddisfatto sia per gli emendamenti «che condivido» sia per «il testo unitario e unanime del consiglio», il sindaco Alemanno, che se ne farà portavoce presso il governo e il Parlamento, nella speranza che il decreto diventi legge entro il 20 settembre, per il 140° anniversario, così da festeggiare insieme al presidente della Repubblica: «Chiederò al consiglio comunale di conferire in quella data la cittadinanza onoraria a Giorgio Napolitano, sarà lui il primo cittadino onorario di Roma capitale» annuncia l’inqui-lino del Campidoglio in tripudio, perché la riforma «non di operazione politica si tratta, ma di rilievo istituzionale». Entusiasmo bipartisan. «Importanti le novità introdotte» riconosce il capogruppo pd Umberto Marroni. «Ora il sindaco si faccia valere» esorta l’Udc Onorato. «L’amministrazio-ne Alemanno rimane nella storia di questa città» esulta il pdl Luca Gramazio.
Roma Capitale, ecco le nuove regole
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