Un’anomalia tutta italiana da superare. Così il neo premier Mario Monti annuncia di fatto alle Camere, nel chiedere la fiducia, il ritorno dell’Ici sulla prima casa. Misura che sarà accompagnata da una rivisitazione dei valori catastali. Come ha spiegato Monti, infatti, «tra i principali Paesi europei, l’Italia è caratterizzata da un’imposizione sulla proprietà immobiliare particolarmente bassa». Classifica che si ribalta sulla pressione fiscale, dove nel confronto internazionale, sottolinea Monti, quella italiana supera di due punti la media degli altri Paesi dell’area euro. Ma il premier ha già l’antidoto pronto con le politiche macroeconomiche per la crescita: una riduzione delle aliquote legali con i proventi della lotta all’evasione, ovviamente solo dopo il pareggio di bilancio previsto per il 2013; «ma anche prima, a parità di gettito», scrive Monti, con una rimodulazione del prelievo fiscale «per renderla più favorevole alla crescita». E con la delega fiscale, e la stessa clausola di salvaguardia (il taglio da 4 e 16 miliardi delle agevolazioni fiscali), si potrà procedere a «una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano su lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà». Tradotto nella pratica: aumento del’Iva e delle accise, nonché l’arrivo di una possibile patrimoniale sulle grandi ricchezze immobiliari. Ipotesi quest’ultima subito bocciata dal Pdl: Berlusconi in persona ha ribadito in modo netto il no a Ici e patrimoniale. Mentre il prelievo sui grandi patrimoni per sostenere la crescita è sostenuto fortemente da Pd, Terzo polo e mondo delle imprese. Interventi che appaiono sempre più destinati a prendere corpo nell’attuazione della riforma fiscale e assistenziale. Riforma che, sottolinea Monti, dovrà essere attuata rapidamente pervenendo «ad una valutazione prudenziale dei suoi effetti». Non solo. La delega, secondo il programma di Governo, dovrà rimuovere gli ostacoli alla crescita dimensionale delle imprese. Il riferimento è al premio fiscale per la capitalizzazione inserito sotto la voce di Aiuto alla crescita economica (Ace). Per quanto riguarda il ritorno dell’Ici, invece, lo spazio di intervento sembrerebbe essere confinato nell’ambito del federalismo municipale. Riforma di cui, ha affermato il premier nella replica a Palazzo Madama, il governo intende seguire il processo di attuazione. In continuità con il precedente esecutivo nessuna tregua per gli evasori: «Il rispetto delle regole e delle istituzioni e la lotta all’illegalità riceveranno attenzione prioritaria da questo governo». La lotta all’evasione dovrà essere fatta con efficacia ponendo massima attenzione «al monitoraggio ripete due volte la parola della ricchezza accumulata, e non solo ai redditi prodotti». Che a ben vedere può essere anche letto come pieno apprezzamento del nuovo redditometro. Tra gli strumenti da utilizzare una nuova stretta sull’uso del contante abbassando ulteriormente la soglia fissata a 2.500 euro. Sarà accelerato lo scambio di informazioni tra le amministrazioni e potenziati gli accertamenti induttivi. Lotta all’evasione sì ma con massima attenzione alla qualità dell’accertamento, attraverso la quale il governo conta di centrare un duplice obiettivo: massimo gettito e riduzione del contenzioso.
Ritorna l’Ici sulla prima casa
«Sgravi sul lavoro finanziati da consumi e patrimonio, monitoraggio sulle ricchezze»
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