Risorsa redditometro contro l’evasione

Anche per effetto del concordato le entrate lievitano a oltre 11 miliardi: il 16% in più rispetto al 2009

Il Sole 24 Ore
30 Marzo 2011
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ROMA – Redditometro e accertamento con adesione spingono le entrate della lotta all’evasione. Dopo aver diramato nei giorni scorsi il complessivo del contrasto al sommerso, sia fiscale che contributivo, l’agenzia delle Entrate ha reso note ieri le strategie utilizzate per portare nelle casse dell’Erario oltre 10,6 miliardi di euro, ovvero il 16,1% in più rispetto agli incassi targati 2009 (9,1 miliardi di euro). Un bottino che oltrepassa il muro degli 11 miliardi se si aggiungono i 480 milioni di riscossioni da ruolo relative a interessi di mora e maggiori rateazioni. Come dimostrano i dati, l’agenzia delle Entrate ha cambiato rotta puntando diritto sugli accertamenti sintetici e relegando gli accertamenti a mezzo studi di settore a un ruolo più strettamente di compliance. «Ci interessa molto l’accertamento sintetico», ha spiegato il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, riferendosi anche al prossimo varo del «nuovo redditometro», con un potenzialmente delle capacità di individuare chi non è in regola con il fisco. «Sull’accertamento sintetico stiamo spingendo molto sull’area delle persone fisiche e la capacità di selezionare i soggetti sta aumentando notevolmente». E sulla selezione dei contribuenti sembrano concentrarsi gli uomini del fisco. A parità di numero di controlli (705.580 nel 2010 contro i 711.932 dell’anno precedente), sono cresciuti sia l’importo medio accertato sia quello riscosso. Sul fronte dell’accertamento sintetico del reddito sono stati realizzati oltre 30mila controlli con una maggiore imposta accertata di oltre 500 milioni di euro. Anche in questo caso il così detto risk score dell’evasione ha pagato: gli accertamenti sintetici definiti con adesione o con acquiescenza sono aumentati del 50%, spiega la nota delle Entrate. E con lo stesso passo anche la maggiore imposta con i suoi 96 milioni incassati ha fatto registrare una crescita del 63 per cento. L’accertamento con adesione o concordato resta comunque lo strumento maggiormente utilizzato per scongiurare il contenzioso e far crescere gli incassi diretti: dei 10,6 miliardi di euro 6,6 arrivano da versamenti diretti dei contribuenti mentre gli altri 4 arrivano dai ruoli. Dei 6,6 miliardi di versamenti immediati ben due sono legati all’adesione dei contribuenti scaturita dal contraddittorio con gli uffici dell’amministrazione finanziaria. Sono in crescita ma senza spiccare il volo (rispettivamente +11% e +12%) le adesioni ai processi verbali di constatazione e quelle agli inviti bonari, introdotti dal governo negli ultimi anni. Poco più di un miliardo arriva invece dall’acquiescenza che cresce rispetto all’anno precedente del 23 per cento. Tra i punti su cui Befera richiama l’attenzione c’è ancora quello delle compensazioni indebite, tra debiti dovuti e crediti che invece non esistono. «Sulle compensazioni stiamo facendo un lavoro sempre più raffinato e importante. Il risultato ottenuto mostra che stiamo colpendo nel segno e conseguentemente il recupero che abbiamo fatto è sostanzialmente strutturale. Pensiamo che anche nel 2011 si possano avere 6,6 miliardi di maggiori risparmi dai controlli sulle compensazioni». Al di là del maggior risparmio ottenuto la lotta all’evasione vera e propria sulle indebite compensazioni cresce del 28% con un credito recuperato di quasi 292 milioni di euro contro i 228 milioni del 2009. E questo comunque a parità di atti sottoposti a controllo (6.794). Come detto se il sintetico cresce in termini di numeri di accertamenti eseguiti, scendono quelli attivati nei confronti dei soggetti non congrui agli studi di settore. Dai 56.437 accertamenti eseguiti nel 2009 si è passati ai 30.219 del 2010 con una maggiore imposta media accertata comunque più alta di quasi duemila euro (14.341 del 2010 contro i 12. 802 del 2009). Non solo. Quasi il 50% di questi accertamenti a mezzo studi sono stati definiti in contraddittorio o con acquiescenza portando la maggiore imposta definita media a 5.000 euro.

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