Nodo rilevante in questo fondamentale momento è quello afferente alle risorse economiche: in primo luogo per giungere agli 85 euro a regime promessi dall’intesa del 30 novembre sono necessari altri 1,2 miliardi nello Stato e altrettanti divisi fra Regioni, sanità ed Enti locali. La prima tranche dovrà essere recuperata nel corso della prossima manovra d’autunno: sembrerebbe necessaria in questa direzione una nuova iniezione di flessibilità sul deficit da parte di Bruxelles.
Rinnovo contratti PA: le previsioni
La seconda tranche dovrà invece essere recuperata all’interno del fondo sanitario e dei bilanci locali. E in tale caso la questione si fa un po’ più complicata, anche se ovviamente nessun sindaco o presidente di Regione mostra preoccupazioni ufficiali al riguardo. Quando arriverà il nuovo decreto con gli obblighi di stanziamento si dovranno far quadrare i conti tra nuovi contratti e l’aumento delle assunzioni appena sancito con la Manovrina 2017.
Ma come dovrà avvenire la distribuzione delle risorse per il rinnovo dei contratti tra i 3 milioni di dipendenti pubblici in Italia? Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha ripetuto in più occasioni che gli aumenti dovranno guardare prima di tutto alle fasce di reddito più basse e la direttiva sulla PA centrale dovrebbe confermare questa idea della “piramide rovesciata”: sul tema, però, andrà cercato un accordo preventivo con regioni ed Enti locali, perché non pare facile ipotizzare “piramidi” troppo diverse da settore a settore.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento