La Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato un emendamento dei relatori che riscrive l’articolo 117 della Costituzione, che definisce le competenze legislative di Stato e Regioni. Rispetto al d.d.l. del governo l’emendamento aumenta le competenze delle Regioni. Era questo uno dei punti dell’accordo della maggioranza con Lega e Forza Italia.
Il testo andrà in aula da domani e al voto da martedì prossimo.
“Non siamo preoccupati sui numeri in Aula”, ha detto ieri il Ministro per le riforme Maria Elena Boschi a margine dei lavori in Commissione.
“È un’ipotesi ragionevole” l’approdo in Aula per giovedì del testo sulle riforme, ha detto il Ministro. Anche perché “immagino che la discussione generale possa richiedere un po’ di tempo”.
Il Ministro Boschi fa poi gli auguri di pronta guarigione a Calderoli, ricordando che proprio per questo “potrebbe esserci uno slittamento in Commissione di qualche ora, e pertanto anche del testo in Aula”.
Sulla richiesta di “una settimana in più” per valutare il testo “deciderà la Presidenza del Senato”, ha aggiunto ancora Maria Elena Boschi parlando della richiesta di avere più tempo da parte di alcuni senatori. Boschi ricorda che comunque per i senatori ci sono stati “oltre 3 mesi per sviscerare i problemi”.
Aumenta il potere legislativo delle Regioni
L’articolo 117 della Costituzione riguarda la potestà legislativa. Rispetto al d.d.l. del governo, l’emendamento conferma l’abolizione delle materia di competenza concorrente tra Stato e Regioni, che hanno il potere di legiferare su “pianificazione del territorio regionale, mobilità al suo interno, dotazione infrastrutturale, programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali, promozione dello sviluppo economico locale e organizzazione in ambito dei servizi alle imprese e in materia di servizi scolastici, istruzione e formazione professionale, promozione del diritto allo studio, anche universitario, di disciplina, per quanto di interesse regionale, delle attività culturali, della valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici, di valorizzazione e organizzazione regionale del turismo, di regolazione, sulla base di apposite intese concluse in ambito regionale, delle relazioni finanziarie tra gli enti territoriali della Regione per il rispetto degli obiettivi programmatici regionali locali di finanza pubblica, nonché in ogni materia non espressamente riservata alla competenza dello Stato”.
Inoltre il d.d.l. del governo riportava in capo allo Stato una serie di materie, che anche l’emendamento conferma: ambiente, beni culturali e turismo; norme generali sul governo del territorio e coordinamento della protezione civile; produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; infrastrutture strategiche e grandi reti. Tuttavia l’emendamento dei relatori precisa che su queste materie le Regioni hanno competenza per gli aspetti “di interesse regionale”.
Autonomia delle Regioni su giustizia, pace, istruzione, ambiente ma con il vincolo di bilancio
Le modifiche approvate ieri riguardano anche altri due articoli della Carta: il 116 e il 119.
L’articolo 116, approvato nella seduta della mattina, prevedeva che le Regioni potessero chiedere autonomia in alcune materie come l’organizzazione della giustizia di pace, l’istruzione e la tutela dell’ambiente dell’ecosistema e dei beni culturali con un’intesa con lo Stato. Nel testo base del governo si pensava di sopprimere totalmente questa possibilità, riducendo di fatto il potere delle Regioni. Con un emendamento presentato dai relatori, a seguito dell’accordo politico tra maggioranza e Lega, questa possibilità è rientrata in Costituzione con l’introduzione però di un vincolo di bilancio. Ossia l’autonomia in quelle materie può essere affidata alla Regioni “purché sia in condizione di equilibrio tra le entrate e e le spese del proprio bilancio”.
Ok alla clausola di salvaguardia interesse nazionale
Sì alla clausola della salvaguardia dell’interesse nazionale. La commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato questa norma contenuta nell’emendamento dei relatori alle riforme sull’articolo 117 della Costituzione.
L’emendamento dei relatori restringe l’ambito di applicabilità di questa clausola, rispetto al testo originale del ddl del governo. “Su proposta del governo – si legge nell’emendamento – la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.
Il d.d.l. del governo prevedeva che tale potere potesse applicarsi anche laddove “lo renda necessario la realizzazione di programmi di riforme economico-sociali di interesse nazionali”.
La Commissione Affari costituzionali ha inoltre dato il via libera all’emendamento anti-decreti omnibus.
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