Riforma Senato, probabile slittamento dell’approdo in Aula

Non più domani, come avrebbe voluto Renzi, ma tra una settimana dovrebbe arrivare in Aula il testo del d.d.l. sulle riforme. Napolitano: urgente superare il bicameralismo paritario

8 Luglio 2014
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“Prove tecniche” di intesa fra i senatori dissidenti di Forza Italia e Partito Democratico che chiedono più tempo al Presidente del Senato Pietro Grasso per esaminare il testo della riforma del Senato che dovrebbe approdare in Aula già domani. L’idea, che ha respiro bipartisan e che è aperta all’adesione di tutti gli altri senatori che condividono la richiesta, è quella di provare a rinviare di almeno una settimana l’approdo in Aula del del d.d.l. sulle riforme costituzionali.

Sul fronte Forza Italia il senatore Augusto Minzolini ha spiegato: “Non escludo iniziative dei singoli per chiedere un tempo più congruo, dando a tutti il tempo necessario per esaminare il testo”. E si appella anche al capo dello Stato affinché faccia riflettere il premier sulla Riforma del Senato: “Napolitano – ha detto Minzolini – farebbe bene a far capire a Renzi, che dovrebbe leggersi un paio di pagine di Calamandrei, che su queste cose c’è bisogno di prudenza: stiamo parlando di regole”. Da Silvio Berlusconi c’è stata “una grande sensibilità e discussione” che “proseguirà nei prossimi giorni”, aggiunge, sono “più di 10” i senatori di Fi che vorrebbero l’elezione dei rappresentati del nuovo Senato. “Se si arrivasse ad un Senato non elettivo”, conclude Minzolini, “non la voterei”.

Sul fronte Pd, ieri è intervenuto il senatore Corradino Mineo: “Non capisco che senso abbia prendersela con i senatori, quando hai una maggioranza così ampia: prenditi le tue responsabilità e lascia a noi libertà di coscienza”. “Stiamo superando il senso del ridicolo – osserva – perché il premier si preoccupa tanto della posizione di Mineo e di altri. Ci consenta di vedere questo testo e vada avanti”.

Intanto i senatori dissidenti hanno presentato ieri a Palazzo Madama un sondaggio su un Senato non elettivo. Per il 53% degli elettori, secondo quanto emerge dall’indagine realizzata da Ipr marketing, due Camere sono inutili: il Senato è da abolire. Il 34% è per riformarlo attribuendogli altre funzioni. Tuttavia – si spiega nella ricerca – se il Senato deve continuare a vivere, per il 55% degli elettori dovrebbe essere elettivo e per il 30% non elettivo, formato da sindaci e consiglieri regionali.

Pd: conclusa riunione senatori. Alla prossima si vota
Ieri sera, a conclusione dell’assemblea dei senatori del Pd dedicata alle riforme, il capogruppo Luigi Zanda ha annunciato che quando la Commissione Affari costituzionali avrà approvato il testo definitivo si terrà una nuova assemblea in cui si voterà sul testo.
E quel voto “impegnerà” tutti i senatori democratici. Questa la promessa del capogruppo, al termine della riunione dei senatori a palazzo Madama. Nel vertice si sono registrate le stesse posizioni tra dissidenti e maggioranza del gruppo.
Ma tra i dissidenti Corradino Mineo ha osservato sarcastico: “I riformisti, i turchi, tutti dicono che c’è un grande cambiamento nel testo, che è stato migliorato, che è una vittoria… Ma io voglio vedere il testo finale, finché non lo vedo…”. E poi ha aggiunto: “Nessuno dei nodi posti da noi è stato risolto, ma il grosso del partito è contento”.
Ad assemblea ancora in corso, il senatore del Pd, Giorgio Tonini, ha confermato ai giornalisti che l’approdo in aula al Senato delle riforme costituzionali potrebbe slittare di qualche giorno ma, assicura, “giovedì o al massimo martedì prossimo”; aggiungendo: “Si sta discutendo dell’intreccio tra riforma costituzionale e legge elettorale”.
E su questo punto interviene a Palazzo Madama anche il senatore Andrea Marcucci: “È sbagliato collegare direttamente la riforma del Senato all’Italicum, mettere insieme un disegno di legge costituzionale ad una legge ordinaria. Procediamo con ordine, approviamo in prima lettura il Senato non elettivo, poi valuteremo le modifiche alla legge elettorale, senza dimenticare che è frutto di un accordo politico”.

Napolitano: “Urgente superare il bicameralismo paritario”
Il Presidente della Repubblica è intervenuto con una nota nel dibattito sulle riforme costituzionali per auspicare “una conclusione costruttiva, evitando ulteriori spostamenti in avanti dei tempi di un confronto che non può scivolare, come troppe volte è già accaduto, nell’inconcludenza su materie di riforma più che mai mature e vitali per lo sviluppo del nostro sistema istituzionale”. “Una riforma volta a superare il bicameralismo paritario si è fatta sempre più urgente per le sue ricadute negative sul processo di formazione e approvazione delle leggi”. “Leggo dichiarazioni di esponenti politici impegnati in Parlamento nel confronto sui temi di riforma costituzionale che commentano, anche affermando di comprenderlo, il silenzio da me osservato in proposito, si legge nella dichiarazione”.

“Penso che sia stato e sia giusto per il Presidente della Repubblica non pronunciarsi sui termini delle scelte in discussione al Senato per quel che riguarda, in particolare, il superamento del bicameralismo paritario. Ma ho considerato doveroso pronunciarmi fin dall’inizio del mio mandato e al pari di miei predecessori (in particolare il Presidente Scalfaro, al quale succedetti nella Presidenza della Camera) sulla necessità di procedere a modifiche da tempo ventilate della seconda parte della Costituzione. E tra queste – ha sottolineato nuovamente Napolitano – una riforma volta a superare il bicameralismo paritario si è fatta sempre più urgente per le sue ricadute negative sul processo di formazione e approvazione delle leggi”.

Il Capo dello Stato prosegue sottolineando che “Il tema è stato oggetto di serio esame da parte della Commissione per le riforme presieduta dall’allora Ministro Quagliariello, dalle cui conclusioni ha tratto stimolo il progetto del governo. Merita apprezzamento l’ampia apertura del dibattito su quest’ultimo punto, notevolmente prolungatosi rispetto agli annunci iniziali. E merita apprezzamento – ha sottolineato ancora Napolitano – l’impegno intensissimo dispiegato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, anche attraverso larghe audizioni e sfociato in una ricca messe di emendamenti da parte dei relatori”. “Senza entrare nel merito di opzioni ancora aperte, è parte della mia responsabilità – ha concluso – auspicare una conclusione costruttiva, evitando ulteriori spostamenti in avanti dei tempi di un confronto che non può scivolare, come troppe volte è già accaduto, nell’inconcludenza su materie di riforma più che mai mature e vitali per lo sviluppo del nostro sistema istituzionale”.

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