Riforma p.a., via libera dalla Camera

Il d.d.l. Madia è stato approvato alla Camera con 253 sì, 93 no e 5 astenuti. Ora torna al Senato. Tutte le novità

20 Luglio 2015
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Via libera dell’Aula della Camera alla riforma della pubblica amministrazione, che ora torna al Senato. Il provvedimento è stato approvato venerdì scorso con 253 sì, 93 no e 5 astenuti. “La soddisfazione sarà massima quando queste norme e i relativi decreti legislativi si tradurranno in cambiamenti nella vita dei cittadini e degli imprenditori. Il lavoro è ancora tanto, ma quello di oggi è certamente un passo importante”, ha detto il Ministro Marianna Madia, in un primo commento dopo il sì della Camera alla riforma.

Ecco come cambia la macchina dello Stato, stando alla linee guida della riforma della pubblica amministrazione, dopo il sì ricevuto dalla Camera dei deputati.

STRETTA SU DIRIGENZA. Anche i capi diventano licenziabili se valutati negativamente. Ma pur di non essere mandati via potranno optare per il demansionamento. Gli incarichi non saranno più a vita (4+2 anni) e scatta la revoca in caso di condanna della Corte dei Conti. A proposito è stato aggiunto un intero articolo dedicato al processo contabile.

TUTTI I DIRIGENTI IN UN UNICO BACINO. E’ previsto un solo ruolo (seppure diviso su tre livelli: statale, regionale, locale) senza più distinzione tra prima e seconda fascia. Si va verso una quota unica (intorno al 10%) per l’accesso di esterni. La figura del segretario comunale è superata.

CONCORSI, SUPERATO VOTO MINIMO LAUREA. Non ci sarà più una soglia sotto la quale si è fuori dalle selezioni pubbliche.
L’obiettivo è dare più importanza alla valutazione in sede di concorso. Nelle prove non mancherà mai un test sull’inglese e si va verso un polo unico per la gestione dei concorsi.

LICENZIAMENTI FACILI. Quando scatta un’azione disciplinare non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, la pratica dovrà essere portata a termine senza escludere il licenziamento. Quanto alla diatriba sull’articolo 18, la reintegra resterebbe.

SU ASSENZE CON POTERI A INPS. Niente più finti malati. Per centrare l’obiettivo le funzioni di controllo e le relative risorse passano dalle Asl all’Inps. Vengono poi posti dei paletti per il precariato. C’è anche un passaggio per favorire la staffetta generazionale, ma a costo zero. Nasce la Consulta per l’integrazione dei lavoratori disabili.

MAGLIE PIU’ LARGHE PER PENSIONATI IN P.A. Il tetto di un anno vale solo per i ruoli direttivi (senza possibilità di rinnovo). Le altre cariche e collaborazioni sono comunque consentite. Resta confermato per tutte le posizioni affidate a pensionati il vincolo della gratuità.

SCOMPARE FORESTALE, RIORDINO FORZE. Il ddl pone le basi per l’assorbimento della Forestale in un’altra forza (con tutta probabilità i Carabinieri), così da portare i corpi da 5 a 4. Si prevede inoltre un riordino di tutte le forze, dando spazio al merito. Al via la riorganizzazione delle autorità portuali.

SCURE SU PARTECIPATE. Verranno ridotte e si prevede un numero massimo di ‘rossi’ dopo cui c’è la liquidazione. Si apre al commissariamento. Si va verso un dimezzamento delle camere di commercio. C’è poi una stretta sui bonus legati ai risultati positivi. Si stabilisce che quei risultati debbano derivare dalla qualità dei servizi e non da rialzi tariffari.

SFORBICIATA SU PREFETTURE. Si va verso un taglio netto che potrebbe portare anche a un dimezzamento, quel che ne rimarrà andrà a finire nell’Ufficio territoriale dello Stato, punto di contatto unico tra P.A. periferica e cittadini. Si farà piazza pulita degli uffici doppioni tra ministeri e Authority. Si tratta di interventi di Spending Review che si ritrovano anche nel taglio alla spesa per intercettazioni.

PRATICHE DIMEZZATE PER GRANDI OPERE. Un ‘taglia burocrazia’, al fine di semplificare ed accelerare, fino al dimezzamento dei tempi, le operazioni in caso di rilevanti insediamenti produttivi, opere di interesse generale. Scatta la possibilità di attribuire poteri sostituitivi al premier.

SILENZIO ASSENSO TRA AMMINISTRAZIONI. In caso di contese tra amministrazioni centrali su nulla osta e altri concerti sarà il premier a decidere, dopo un passaggio in Cdm.
E’ fissato anche un tetto per ottenere il sì: massimo 30 giorni, che diventano 90 in materia di ambiente, cultura e sanità. Sulla stessa linea le misure per sbloccare la conferenza dei servizi.

GHIGLIOTTINA SUI DECRETI. Una forbice che mira a sbrogliare la matassa di rinvii a provvedimenti attuativi.
Tutto passa per una delega al Governo, chiamato a fare una cernita andando a guardare alle disposizioni degli ultimi tre anni (esclusi i decreti legislativi).

POTERI A PALAZZO CHIGI. Verranno precisate le funzioni di palazzo Chigi per il mantenimento dell’unità di indirizzo. Un rafforzamento della collegialità che si ritrova anche nelle nomine di competenza, in modo che le scelte passino per il Cdm.
La delega riguarda pure la definizione delle competenze in materia di vigilanza sulle agenzie fiscali (come le Entrate).

UNO STATUTO E UN NUOVO CAPO PER P.A. DIGITALE. Arriva la ‘carta della cittadinanza digitale’, con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online. A guidare la svolta digitale ci penserà un dirigente ad hoc.

BOLLETTE ELETTRONICHE DA PAGARE CON SMS. I pagamenti verso la P.A, come bollette e multe, potranno avvenire anche ricorrendo al credito telefonico (ricaricabili o abbonamenti) purché si tratti di micro-somme (presumibilmente sotto 50euro).
Il versamento potrà quindi essere eseguito con un semplice sms.

 FREEDOM OF INFORMATION ACT ITALIANO. Tutti avranno il diritto di accedere, anche via web, a documenti e dati della P.A. Lo scopo è quello di spalancare gli archivi pubblici, anche se restano dei limiti.

NUMERO UNICO PER EMERGENZE. Basterà chiamare il 112 per chiedere aiuto in ogni circostanza. L’idea è quella di realizzare centrali in ambito regionale che, raccogliendo la richiesta, siano in grado di smistarla al servizio interessato. Addio a tutti gli altri numeri (113, 115, 118).

UN SOLO LIBRETTO PER AUTO. Si apre al trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dall’Aci, al ministero dei Trasporti, a cui fa capo la Motorizzazione. Si va infatti verso un’unica banca dati per la circolazione e la proprietà, con un solo libretto.

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