Riforma PA: in arrivo il Testo Unico del pubblico impiego

Il testo che riforma il pubblico impiego atteso giovedì in Cdm: un’occasione per rimodulare il lavoro pubblico e riqualificarlo. Focus sul telelavoro

20 Febbraio 2017
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di PAOLA MORIGI

Il Consiglio dei ministri è intervenuto nella seduta del 17 febbraio su alcune tematiche contenute nella “Riforma Madìa”, approvando due decreti legislativi, uno sulle partecipate pubbliche  ̶  già disciplinate dal d.lgs. n. 175/2016 e ora oggetto di alcuni rinvii sugli adempimenti applicativi  ̶  e l’altro sui licenziamenti per i “furbetti del cartellino”. Nei testi approvati si è tenuto conto dei rilievi effettuati dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 251/2016 e si sono adottati i dovuti correttivi, inserendo l’accordo con le Regioni che in precedenza non si erano coinvolte.
Non è stato però ancora adottato il decreto legislativo di riforma del pubblico impiego, a norma dell’art. 17 della l. n. 124/2015. Il provvedimento, essendo oramai in scadenza la delega, dovrebbe essere approvato entro la fine di questa settimana. Nei confronti dello stesso vi sono grande attese, anche perché è innegabile il ruolo centrale che il decreto, nell’ambito della più generale riforma della P.A., dovrebbe avere.

I temi inseriti nella riforma del pubblico impiego

Se prendiamo in esame il contenuto dell’art. 17 della l. n. 124/2015 possiamo richiamare alcune delle tematiche che troveranno sicuramente spazio nel decreto legislativo di riforma:

  1.  nuove procedure concorsuali pubbliche, effettuate anche in forma centralizzata e aggregata, strutturate in modo da valorizzare l’esperienza professionale acquisita e che accertino le capacità dei candidati di risolvere problemi specifici e casi concreti;
  2.  un sistema informativo nazionale con parametri di riferimento atti ad orientare la programmazione delle assunzioni nelle diverse amministrazioni pubbliche, con un ruolo incisivo di coordinamento del Dipartimento della funzione pubblica, che interverrà anche attraverso un supporto tecnico per facilitare l’esercizio delle funzioni di misurazione della performance individuale e organizzativa;
  3.  la rilevazione delle competenze dei lavoratori pubblici;
  4.  la riorganizzazione delle funzioni in materia di accertamento medico-legale sulle assenze di servizio;
  5.  una più efficace integrazione nei luoghi di lavoro delle persone con disabilità;
  6.  la individuazione di strumenti efficaci per promuovere il ricambio generazionale;
  7.  una semplificazione delle norme in materia di valutazione dei dipendenti pubblici, di riconoscimento del merito e  adeguate forme di premialità;
  8.  il rafforzamento del principio di separazione tra indirizzo politico-amministrativo e gestionale, con conseguente regime di responsabilità dei dirigenti.

Come si diceva in premessa è già stato approvato dal Governo il decreto che intende punire i “furbetti del cartellino”, coloro che vogliono far credere di essere in ufficio mentre sono alle prese invece con attività extra-lavorative. Si trattava certamente di un provvedimento doveroso, che ha fatto seguito a casi riscontrati e che in futuro potrà comportare il licenziamento immediato, da effettuarsi entro 30 giorni, con possibili responsabilità anche del dirigente che non ha controllato in maniera adeguata i propri dipendenti.
Tuttavia la riforma del pubblico impiego non può essere vista solo con riferimento agli aspetti repressivi. Altri provvedimenti si rendono necessari, se si vuole effettivamente modernizzare la P.A. e renderla utile all’economia del Paese. In questa ottica pertanto è necessario non solo rileggere l’art. 17, ma anche soffermarsi su altri aspetti.

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