Potrebbe richiedere qualche giorno in più del previsto l’annunciata riforma della pubblica amministrazione che Matteo Renzi puntava a chiudere entro il mese di aprile. Il premier, abituato a dettare rigorose tabelle di marcia e a rispettarle il più possibile considerandole impegni presi con i cittadini, intende comunque iniziare mercoledì, ultimo giorno utile di aprile, almeno un ragionamento. Proprio mercoledì potrebbe infatti essere convocato il prossimo Consiglio dei Ministri, anche se probabilmente in assenza del Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, “in missione” a Londra.
Alla p.a. è del resto il Ministro Marianna Madia a lavorare, assistita dal sottosegretario Angelo Rughetti. Le parole d’ordine sono quelle twittate da Renzi pochi giorni fa: meno burocrazia per le imprese e “più merito, più mobilità, più qualità” per chi nella pubblica amministrazione ci lavora.
Di sicuro comunque niente esuberi. Almeno non quelli proposti dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che ne aveva indicati 85.000. Non moltissimi, considerando i 3 milioni di lavoratori del settore, ma comunque troppi, quasi da tabù, secondo il premier. Meglio interventi mirati e specifici. L’idea sarebbe quella di un programma diprepensionamenti, o meglio di uscite anticipate strettamente legate all’ingresso di giovani disoccupati o precari, vero obiettivo della misura. Una spinta dovrebbe arrivare anche alla mobilità, quella che lo stesso Cottarelli aveva indicato come alternativa ai tagli e che si punta ad introdurre in modo obbligatorio ma “sano”, rispettando cioè i diritti dei lavoratori ed eliminando gli ostacoli burocratici. Ultimo tema scottante quello degli stipendi dei dirigenti, anche se una bella stretta è di fatto già arrivata con il tetto a 240.000 euro imposto con la spending review.
Che il giorno clou sia effettivamente mercoledì o meno, i tempi comunque stringono e i sindacati sono già in trincea. Dopo un primo colloquio preliminare con la Madia, le organizzazioni non sono state più ascoltate dal governo ed ora chiedono a gran voce un confronto. “Sarebbe grave – afferma la Cgil – se, entro aprile, il Governo varasse una sconosciuta riforma della pubblica amministrazione senza alcun confronto e solo sulla base di slogan che fanno riferimento a ruspe, riduzione delle retribuzioni, esuberi, mobilità obbligatoria e altro ancora”. Sulla stessa linea la Cisl che ritiene “sbagliato che non si approfondiscano preventivamente con i sindacati le decisioni da prendere”.
(Fonte: Ansa)
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